24 dicembre 2006

White Christmas Makes Me Blue

Solo i peccatori, e non i santi, celebrano la loro nascita
(Origene)

auguri

Strani meccanismi della natura umana: questi fatti, apparentemente scollegati fra loro, sono invece in qualche modo riconducibili l'uno all'altro:
  • Nell'emisfero settentrionale intorno al 20 dicembre cade il Solstizio d'Inverno, le giornate cominciano ad allungarsi
  • Nell'Antica Roma si celebrava in quel periodo la festa del dio Mitra, legata a una simbolica "rinascita del Sole". L'imperatore Aureliano fissò ufficialmente una festività, che cadeva 8 giorni prima di capodanno, chiamata dies natalis Solis Invicti.
  • Intorno al terzo secolo dopo Cristo, alcuni cristiani - probabilmente al fine di contrastare (o meglio assimilare) la festa pagana - decisero di festeggiare la nascita di Gesù proprio il 25 dicembre, con l'ovvio significato simbolico che Gesù sarebbe il vero Sole che porta la luce all'umanità.
  • Al giorno d'oggi nella settimana precedente al 25 dicembre si assiste ad un rito che si potrebbe descrivere come "pellegrinaggio all'Ipercoop".
  • In quello stesso periodo delle brutte lucine appaiono intorno ai negozi delle nostre città, per non parlare dei pupazzi vestiti di rosso che rappresentano un personaggio inventato dalla Coca Cola.
  • Senza nessuna ragione oggettiva, in questi giorni sono insopportabilmente insofferente e un po' malinconico.
P.S. Questo post si è meritato l'onore di avere una risposta da Massi

15 dicembre 2006

Fran el andalú

Continuando la serie di interviste, è adesso la volta di Francisco, el andalú. Fran è il cantante de Les Asynchrones, il nostro gruppo di bossa-nova italo-spagnolo che ormai sta perdendo troppi componenti... Dietro al ruolo di ingegnere informatico, Fran nasconde una passione per le lingue e per la letteratura. Questa settimana farà ritorna nel suo paese vicino a Cadice, Sanlúcar. Grazie a Fran stiamo tutti facendo molti progressi in andalú, questo dialetto spagnolo in cui tutte le s spariscono insieme a molte altri consonanti che a volte vengono aspirate mentre le parole vengono spesso troncate: sorprendenti a volte le somiglianze con il pratese! Giacomo, ad esempio, sta imparando direttamente l'andaluso senza passare dallo spagnolo.
Se volete imparare l'andaluso in pochi minuti, vi consiglio di seguire un divertente video con un corso di andaluso

Fran

La traduzione dallo spagnolo è mia, e sarà sicuramente un po' approssimativa.

Para mis lectores españoles: podéis leer directamente la entrevista en español

Racconta la tua vita in 4 o 5 righe

Figlio di camionista, sono nato a Sanlúcar de Barrameda.
Da allora ho amato tutto ciò che mi circondava, sono sempre stato onesto con i miei sentimenti e aspirazioni, per i quali ho lottato, a volte anche ignorando le circostanze.
Con gli anni non è diminuita la volontà, ma sicuramente è subentrata la valutazione, al momento di intraprendere un nuovo progetto, se meritasse dedicarci del tempo oppure no.

Sono il risultato di quello mi hanno detto che non potevo riuscire ad essere né a fare.

Come sei arrivato al CERN?

Grazie al mio amico Andrew Mark Campbell-Boross che ho conosciuto all'Università di Malaga. Quel ragazzo è il mio angelo sulla Terra.

Credi di essere cambiato da quando hai cominciato a lavorare al CERN?

Moltissimo. Sono più audace (sì, ancora di più) di quando sono arrivato. Mi sono dedicato a degli hobby che avevo sempre trascurato, come il kungfu o la canzone. Dal punto di vista tecnico-intellettuale mi sono laureato in ingegneria informatica e ho cominciato il dottorato. Mi sono fatto uno strato di due centimetri di vernice di dignità che mi impedisce di fare quelle follie a cui invece ero disposto all'inizio dell'anno. Ho acquisito due nuove lingue: il francese ed il portoghese. Inoltre ho perfezionato l'inglese, che non è poco. Lo spagnolo segue sulla sua linea andaluso-fiorentina, come sai bene :D.

Che farai al ritorno in Spagna?

Cercherò il modo di tornare al CERN O:-) , di fare qualcosa per entrare nell'European Bioinfrmatics Institute e in centri annessi, o ancora di cominciare una carriera da imprenditore. In ogni caso, metterò tutto l'impegno possibile per scoprire qualcosa di utile nel campo della bioinformatica. Sarà valsa la pena di aver fatto il dottorato, se il mio lavoro riuscirà a salvare la vita anche di una sola persona. Il mio matrimonio con GNU/linux e con il software libero mi ha portato solo benefici. Tanto economici quanto soddisfazioni a livello personale. Anche farla finita con il modello di commercio di Oracle mi pare una missione nobile dall'istante stesso in cui l'umanità intera potrà trarre vantaggio da RDBMS di qualità, senza bisogno di pagare licenze immoralmente esorbitanti ed insostenibili per una piccola o media impresa.

Perché hai deciso di cantare la bossa nova con questi pazzi di italiani?

Fran cantandoPerò que cazzo!! Hehehe. Prima di tutto perché adoro usare la lingua portoghese per esprimerimi nelle mie interpretazioni, proprio come faceva il re di (pre-)Spagna: il fu Alfonso X 'il saggio' nelle sue poesie. Secondo perché ho avuto dei motivi personali per imparare questa lingua. Anche se ho perso la fede nel potere di commuovere delle mie poesie e dei miei scritti, ho tentato di reinventarmi un modo di far commuovere con la mia voce grazie a melodie e parole scritte da altri. Forse un giorno le persone giuste ascolteranno un'interpretazione, perfetta alle loro orecchie, di Corcovado (mp3). E forse questa canzone riuscirà ad indurre in loro la commozione che vorrei.

Perché ti piace il portoghese ed il Portogallo (e le portoghesi)?

Che razza di intervista è questa? Non avrai per caso l'intenzione di venderla a scopo di lucro alla rivista sensazionalista spagnola "Hola", vero?

Há coisas que eu não posso explicar muito bem, mas agora meu coração permanece lá.
Eu não sei para quanto tempo. Eu penso que pouco. Não gosto esta situação, como não gosto mentiras.
Algumas amistades serão sempre mentiras. Minha história diz algumas delas.

In questo momento ho molti amici portoghesi, che apprezzo. Mi vergogno molto delle differenze nei sistemi educativi dei due paesi. Per farti un esempio, i portoghesi non doppiano i film e per questo il loro livello nella lingua di Shakespeare è sensibilmente superiore al nostro. Mentre loro conoscono il nostro Cervantes, noi ignoriamo il loro Camões. Sembra incredibile l'ignoranza maiuscola che abbiamo riguardo ad un paese tanto vicino a noi, che per di più ci conosce benissimo. Soprattutto conosce i nostri difetti ;-).

Spiegaci la differenza tra spagnolo e andalú(z)

Si dice che l'andaluso mangia le consonanti per ampliare il complesso dei suoni vocalici, per esempio: las peras -> lah perah.

Ad ogni modo l'andaluso può variare molto da una zona all'altra dell'Andalusia. Così troviamo sia il fenomeno del seseo (Cenicienta -> Senisienta) che quello del ceceo (siseando -> ciceando).

Non ci piace neanche pronunciare troppo le jotas (almeno a Cadice). Per questo una giraffa (jirafa) si può pronunciare Hirafa, dove in questo caso la H si pronuncerebbe come la H inglese in Hospital.

Quindi l'andaluso è molto simile al pratese...

Al fiorentino ancora di più, no? Non capisco la differenza tra fiorentino e pratese. Domanda a Giacomo.

Giacomo, Fran, Maso

Fran con i suoi due alunni del corso intensivo di andalú

Cosa ti piace di più della Svizzera?

Adoro il trasporto pubblico, il cioccolato, la fondue, Ginevra, la loro attenzione alla cura dell'ambiente, la grande sensazione di comunità solidale che si respira...

E cosa ti piace meno?

La loro visione materialista della vita.

Una frase per la posterità

Il popolo ignora i saggi e ascolta i suoi politici.


Cuenta tu vida en 4 o 5 lineas

Hijo de camionero, nací en Sanlúcar de Barrameda.
Desde entonces he amado cuanto me ha rodeado, siempre he sido honesto con mis sentimientos y anhelos, y he luchado por ellos, en ocasiones incluso ignorando las circunstancias.

Con los años no ha disminuido mi voluntad, pero si la valoración al acometer un nuevo proyecto, para decidir cuando mi tiempo es merecido y cuando no.

Soy el resultado de lo que me dijeron que no podría llegar a ser, ni a hacer.

¿Como llegaste al CERN?

Gracias a mi amigo Andrew Mark Campbell-Boross, que conoci en la Universidad de Malaga. Ese chiquillo es mi angel en la Tierra.

¿Crees que has cambiado desde que empezaste a trabajar al CERN?

Muchisimo. Soy mas atrevido (si, aun mas) que cuando llegue. He practicado hobbies a los que siempre estuve dando vueltas, como el kungfu, o la cancion. Desde el punto de vista intelectual-tecnico he terminado ingenieria informatica y he comenzado el doctorado. Me he hecho con un barniz de dos centimetros de dignidad que me impide hacer locuras como estaba dispuesto a principios de año. He adquirido dos nuevos idiomas: el frances y el portugues. Ademas he perfeccionado mi ingles, que no es poco. El español sigue en su linea andaluzo-fiorentina, como bien te consta :D.

¿Qué haras al volver a España?

Buscar la forma de volver al CERN O:-) , hacer por ingresar en el EBI y centros anejos, o bien iniciar mi carrera como emprendedor. En cualquier caso, pondre todo mi empeño en descubrir algo de utilidad relacionado con bioinformatica. Mi doctorado ya habra valido la pena si logra salvar la vida de una sola persona. Mi matrimonio con GNU/Linux y el SW libre solo me ha aportado beneficios. Tanto economicos, como satisfacciones a nivel personal. Acabar con el modelo de negocio de Oracle me parece tambien una noble mision desde el mismo instante en que absolutamente toda la humanidad podria beneficiarse de RDBMs de calidad, sin necesidad de realizar abonos inmoralmente desorbitados e insostenibles para una PYME.

¿Por qué decidiste de cantar la bossa nova con estos italianos locos?

Pero que cazzo!! Hehehe. Primero porque adoro la lengua portuguesa para expresarme en mis interpretaciones, tal como hiciera el ya difunto Rey de la Pre-España: Alfonso X 'El Sabio' en sus poemas. Segundo porque tuve motivos personales para aprender esa lengua. Aunque perdi la fe en el poder conmovedor de mis poemas y escritos, he tratado de reinventarme para conmover con mi voz y las melodias con palabras de otros. Quizas un dia las personas adecuadas oigan una interpretacion, a sus oidos perfecta, de Corcovado (mp3). Y quizas eslaa cancion logre inducir la conmocion que pretendo.

¿Por qué te gusta el portugués y Portugal (y las portuguesas)?

Que tipo de entrevista es esta? No tendras la lucrativa intencion de vendersela a la revista sensacionalista española Hola, verdad?

Há coisas que eu não posso explicar muito bem, mas agora meu coração permanece lá.
Eu não sei para quanto tempo. Eu penso que pouco. Não gosto esta situação, como não gosto mentiras.
Algumas amistades serão sempre mentiras. Minha história diz algumas delas.

Actualmente, tengo muchos amigos portugueses a los que aprecio. Tambien me averguenzo mucho de las diferencias en el sistema educativo de ambos paises. Por ponerte un ejemplo, los portugueses no doblan peliculas, asi que su nivel en la lengua de Shakespeare es sensiblemente superior al nuestro. Mientras que ellos conocen nuestro Cervantes, nosotros ignoramos a su Camões. Parece increible la incultura mayuscula que tenemos acerca de un pais tan cercano, que ademas conoce tanto sobre nosotros. Sobre todo acerca de nuestros defectos ;-)

Explica la diferencia entre español y andalú(z)

Se dice que el andaluz come consonantes para ampliar el conjunto de sonidos vocalicos a saber: las peras - lah perah.

De todas formas el andaluz de una zona de Andalucia puede variar mucho respecto de otra. Asi nos encontramos desde el seseo (Cenicienta -> Senisienta) al ceceo (siseando -> ciceando).


Tampoco gustamos de pronunciar demasiado las jotas (al menos en Cadiz). Por ello una Jirafa se puede pronunciar como Hirafa, donde en este caso la H se pronunciaria como la H inglesa en Hospital.

Entonces el andaluz es muy parecido al pratese...

Al fiorentino mas bien, no?. No entiendo la diferencia entre fiorentino y pratense. Pregunta al bueno de Giacomo.

¿Qué es lo que más te gusta de Suiza?

Me encanta el transporte publico, el chocolate, la fondue, Ginebra, su preocupacion por el cuidado del medio ambiente, la gran sensacion de comunidad solidaria que se respira...

¿Y lo que menos?

La vision materialista que tiene de la vida.

Una frase para la posteridad

El pueblo ignora a los sabios y escucha a sus politicos.

04 dicembre 2006

Intervista a Massi

Iniziamo con questo articolo una serie di interviste che, prendendo a prestito il format dalle interviste di Kirai (il mio blogger di riferimento), ho deciso di fare a gente che lavora al CERN, ma non solo.
E come non cominciare con Massi? Anche lui un informatico fiorentino, in questi ultimi sei mesi, è stato un technical student ed anche una parte importante della mia seconda famiglia in Svizzera. In questi sei mesi ha vissuto a Gex, ha fatto un corso di francese che lo ha appassionato, tanto che ora lo parla quasi perfettamente.
È recentemente tornato a Firenze per laurearsi, ma è triste di aver dovuto lasciare Ginevra (la ville plus belle du monde, mah...).

Maso intervista Massi

Sei felice?

No. Perché ho la tristezza dentro (ride)

Racconta la tua vita in 4 o 5 righe

Suono la chitarra, studio l'informatica, mi piace l'analisi numerica ma non riesco a trovare un posto in cui mi facciano programmare algoritmi numerici in C++, suono la tromba. Mi piace il francese.

Come ti sei ritrovato al CERN?

Per l'esame di reti neurali abbiamo fatto un progetto sullo studio delle previsioni del tempo in base all'analisi dei dati storici di alcune centraline. Eravamo interessati a continuare. Siamo andati a parlare con il LaMMa (stranissimo: le previsioni del tempo le fanno su dati americani gratuiti, pur avendo i dati dell'areonautica a pagamento, usando dei modelli per perturbazioni numeriche hanno sempre un vortice sull'atlantico). Poi siamo stati a parlare con l'Autorità di Bacino del Fiume Arno che ci aveva proposto una tesi sullo studio dell'evoluzione delle tinche nel tratto casentinese del fiume. Poi il nostro professore ci propose di fare il Technical Student da Carminati al CERN, per continuare a studiare le previsioni del tempo usando la GRID del CERN. Facemmo l'application, Carminati molto probabilmente se n'era dimenticato, e ci prese il dipartimento più bello: l'IT!

Cosa hai imparato in questi sei mesi dal punto di vista professionale?

Il francese. Ho avuto la possibilità di studiare un po' quello che ho voluto per poter portare a termine il mio progetto. Ho studiato sicurezza delle reti, Kerberos, Grid Proxies, programmazione con GSSAPI. Ho avuto l'esperienza di controllare lo stato degli (per ora) 8000 computer di Tier 0 della LCG Di questi computer ho progettato un sistema di sicurezza per mantenere le password dei BMC di IPMI. Che dire, il CERN è proprio un bel posto dove lavorare. Dove si ritrova, un lavoro in cui vai in piscina a mezzogiorno? :-)

E dal punto di vista umano?

Il francese. Sarà anche una bischerata, ma penso che con gli amici che si fa lontano da casa, si entra davvero più in confidenza (con alcuni ovviamente! La generalizzazione è sempre sbagliata. È come dire che quelli che votano Forza Italia son cretini... quasi tutti, è vero, però ... ). Bisogna stare attenti a scherzare con la gente. Le culture son differenti. Alcuni capiscono le battute, altri no e si possono incazzare.

Qual è la città più bella del mondo?

Ginevra.

Massi

Massi i primi giorni a Ginevra, con il carrello carico di cose per la casa

Perché parli sempre di Novosibirsk?

Perché ho letto i libri di Terzani. Il Mancini ci ha fatto la tesi di dottorato. È in Siberia meridionale. Non so che cosa c'è a Novosibirsk, non sappiamo nulla di quello che c'è in Russia. Boh? E poi, vuoi mettere la spettacolare immagine del tipo che getta in aria il tè e questo si ghiaccia istantaneamente? :-)

Che farai al ritorno in Italia?

Finisco la tesi. Poi boh??? Cerco lavoro, che vuoi che faccia! Io provo a mandare il curriculum alla Ferrari, poi si vede se hanno bisogno di un analista numerico!

Hai paura di finire a programmare in Java e di dover implementare il metodo getAssessore() per il comune di Castelnuovo Berardenga?

Il brutto è che ho paura davvero. Poi... se la giunta a Castelnuovo Berardenga cambia è un casino, perché bisogna riimplementare la getAssessore().

Un lato positivo della Svizzera?

Il lago. Il fatto che sei vicino a Parigi. Il fatto che con le pubblicità dell'aereoporto puoi sognare di fare un viaggio a Marrakech per 99CHF...

Un lato negativo della Svizzera?

Le zecche sui treni. I treni in generale.

Secondo te verrà un giorno in cui GRID funzionerà?

No. No, o meglio sì, sì... alla fine funzionerà. Perché non mi piace come è stato fatto però, oggettivamente, era il modo più semplice in cui fare le cose. Si può parlare tanto d'informatica teorica, ma quando i problemi sono di grandi dimensioni diventa difficile affrontarli con le tecniche standard.

Avevi mai sentito parlare del bosone di Higgs un anno e mezzo fa?

Sì, dal Landi... mi diceva "eh... perché al CERN trovano il bosone". Io pensavo che si chiamasse il bosone X...

E ora pensi di saperne qualcosa di più?

Sì, che non si chiama X... ma è il nome di uno, che si chiama Robert Higgs... (nota: in realtà si chiama Peter)

Un consiglio per chi volesse fare il technical student al CERN

Uno spettacolo. Di finire nell'IT perché si sta proprio bene. Davvero. C'è un problema: quando torni a casa ti senti un po' spaesato però ... :-(

Music, Computer Science or Agriculture? Quale delle tre è la tua vera passione?

Potevi impegnarti un filino di più in questa domanda, Lorenzino... comunque computer science bellina, ma è un balocchino, agriculture bella un monte, mi garba tantissimo e... la musica è bella, però non mi riesce. No davvero.

Imparerò mai ad andare a tempo quando suono il sax?

(ride) Eh diciamo... sì, sì... forse. No, sul serio: imparerai se inizi ad ascoltare quello che fanno gli altri. E se instauri un rapporto con lo strumento un po' più di fiducia. Perché non ti fa male, il sassofono, lui fa quello che gli dici di fare!

Sax

Massi che cerca di farmi andare a tempo

Si può dire che il CERN sta alla fisica come il jazz sta alla musica? (nel senso che l'improvvisazione svolge un ruolo determinante)

In questo senso sì

Raccontami dell'illuminazione che hai avuto questo fine settimana Lione quando hai scoperto la ragione per cui stavi bene a Ginevra

Ho scoperto che il sabato e la domenica, bene o male, sono sempre stato a studiare con Ciccio, da tre anni a questa parte... (un coro unanime lo corregge) sì sono cinque, lo so, ma negli ultimi tre si è studiato parecchio. Qui, invece, il sabato e la domenica posso andare in giro, anche perché ho parecchi più soldi.

Raccontami del tuo rapporto con Ciccio e dellla teoria dell'"incazzarsi e urlare fa bene alla salute"

Parliamone, mi piace. Io a Ciccio gli voglio bene, per l'amor di Dio... il discorso è lungo, non ti basta la batteria del portatile. Io gli voglio bene a Ciccio, però i problemi di Ciccio sono due, no tre... quattro... cinque... insomma sono un po'. Il primo è che non mangia frutta e verdura, e questo è male. Il secondo è che mi ha fatto perdere un monte di buone abitudini mettendo un monte di sale e di pepe nelle cose che prepara. Il terzo è che mi fa le cose di nascosto. Il quarto è che.. insomma ce n'è tanti.
È inutile prendere le cose in "stile Juve". Se c'è un problema, se ne parla, si urla, si litiga avoglia, ma perlomeno le cose si chiariscono. Tenersi tutto dentro e rinfacciare le cose come fa Ciccio, è da stupidi. Tanto i risentimenti vengono al pettine. Puoi capire come mai uno è incazzato o no. Lo sai, te lo ha detto. Davvero. Se c'è un problema s'affronta, si alza la voce, si batte la testa contro la lavagna. Non si sta zitti fingendo una nonchalanche che non sta né in cielo né in terra. Che cazzo! (urla)

Massi e Ciccio

Massi e Ciccio: un rapporto altalenante, con alti e bassi

Una frase storica per i posteri

Hola, tío. ¿Qué tal?

25 novembre 2006

Look for America

"Kathy," I said, as we boarded a Greyhound in Pittsburg,
"Michigan seems like a dream to me now."
It took me four days to hitchhike from Saginaw
and I've come to look for America
Paul Simon, America

Nota: questo post avrebbe dovuto essere pubblicato più di un mese fa. Purtroppo in questi ultimi tempi ero lost in the power supplies...

Cercare l'America. L'America la trovi nell'autista di Greyhound che, come se fosse il protagonista di un film di spionaggio, impugna il microfono ed improvvisa un discorso (in un American English che cercherò di doppiare in diretta): "Ok, gente, io sono Ben, il vostro autista. La nostra missione è arrivare a Boston. Ma abbiamo un problema:" (suspence, pausa lunghissima durante la quale i passeggeri arrivano ad ipotizzare una bomba sul pullman) "il traffico." (sospiro di sollievo) "Ora, se tutto va bene, dovremmo essere a destinazione alle 9 e 25. Se no, chi può saperlo...". Perché gli americani ci fregano! E non solo con la lingua, anche con questi atteggiamenti che noi, ingenui consumatori del loro modo di vivere, avevamo classificato come fiction. Niente da fare, proprio non te lo immagini l'autista della CAP che ti fa "Ok, gente, sono Maurino, il vostro autista. La nostra missione è arrivare a Livorno. Il nostro nemico è il Ponte all'Indiano...".

I primi giorni a New York continuavamo a ripetere come dei cretini: "Ma è tutto come nei film", cosa che all'americano in Europa non succede un po' perché l'Europa è in generale abbastanza diversa da come la rappresentano molti film europei, un po' perché molti americani hanno visto ben pochi film europei... Tutto come nei film:


fumo dai tombini
il fumo dai tombini...

scoiattolo a Central Park
gli scoiattoli a Central Park...

Fermare un taxi
i taxi che si fermano facendo un cenno...

Presentatore televisivo
i presentatori televisivi per strada
Scale anti incendio
le scale anti incendio fuori da tutte le case

Milioni di persone corrono ogni giorno per le strade e nelle stazioni della metropolitana, fanno colazione in corsa bevendosi un latte (da pronunciarsi rigorosamente all'americana, è una sottospecie di cappuccino incredibilmente lungo in un bicchiere di carta che si può bere con la cannuccia camminando, se ne vuoi due devi chiedere two lattes), corrono, corrono tutta la settimana, finché finalmente arriva la domenica e si rilassano... correndo ancora in Central Park.

In corsa

Abitare a Manhattan è un segno distintivo, per cui si è disposti a pagare prezzi esorbitanti, pur di evitare le affollatissime metropolitane che la mattina portano i pendolari di Brooklyn, Bronx e Queens nella City. Ma dire Manhattan è sbagliato, perché Manhattan è in realtà enorme e variegata. Dal Financial District a sud, con la skyline spettacolare e orfana delle torri, che però è un quartiere anonimo e affaristico, salendo a nord per i quartieri di casette come nei film di Woody Allen nel Greenwich Village, Soho, Chelsea... fino ai grattacieli di midtown, Times Square con la sua presunzione (peraltro giustificata) di essere il centro del mondo, fino a Columbus Circle e Central Park... per poi entrare, a nord di Central Park, in un mondo completamente diverso. Eppure è ancora l'isola di Manhattan, ma molti newyorkesi non sono mai andati più a nord della 115ma strada, per la precisione quelli che non ci vanno sono i newyorkesi bianchi.

Con due o tre fermate dell'A-train, da Columbus Circle, si arriva ad Harlem. Quasi tutti i bianchi scendono nelle due fermate intermedie, e quando sali in superficie ti trovi in strade completamente diverse. Chiesette piccole di mattoni rossi, il boulevard intitolato a Martin Luther King, l'Apollo - il teatro da dove sono passati i migliori jazzisti degli anni d'oro - le librerie "militanti" dove si dice chiaramente che gli onnipresenti agenti del NYPD non sono solo professionalità, rispetto e cortesia (un giorno psicologi, il giorno dopo eroi) ma anche gente che ti può sparare solo perché vivi nella tua pelle americana.


Harlem
Harlem
Naturalmente per la newyorkese che lavora nel consulting, razionalizzando i piani industriali delle aziende, andare a Harlem è addirittura inconcepibile: la risposta scontata quando le racconti entusiasta della passeggiata è... "Why did you guys go there??". A proposito mi ero spesso chiesto che cosa diavolo fosse questo consulting, finalmente ho avuto una risposta chiara: succede che delle giovani e intelligenti impiegate coi tacchi alti (che guadagnano 8000 dollari al mese), tutte persone gentili, simpatiche, ospitali e anche liberal, vanno a lavorare in un ufficio di Manhattan e decidono, in base ad affidabili metodi matematici, che il piano aziendale di una certa industria medio-piccola non è adeguato alla New Economy e il progetto industriale deve essere rilanciato. Per alcuni processi complicati che qualcuno riassume con il termine di globalizzazione, una settimana dopo un operaio di Pontedera - che guadagnava 1000 euro al mese se va bene - si ritrova in cassa integrazione. La ragazza con i tacchi alti - che vota democratico e considera Bush un imbecille - intuisce che c'è qualcosa di sbagliato in tutto ciò, ma d'altra parte deve pagare l'affitto della stanza sulla 56ma e vuole potersi permettere di abitare nella città dove c'è tutto.

Se Little Italy è una trappola per turisti ai limiti del caricaturale - è possibile, uscendo da Manhattan e inoltrandosi nel Bronx, trovare il vero quartiere italiano. Intorno a Belmont ave. c'è anche il ristorante dove è stata girata la celebre scena del Padrino quando Al Pacino prende la pistola nel bagno, torna al tavolo e...


Little Italy
Little Italy


Little Italy in the Bronx
Belmont Ave.: Little Italy in the Bronx

Certo, la pizza non era male, ma le foto della visita di Bush durante l'ultima campagna elettorale ci ricordano che i nostri connazionali a New York sono uno dei pochi serbatoi di voti repubblicani a New York (ma a dire il vero in un quadretto accanto c'era anche Hillary Clinton).


Bush da Giovanni's

Molto meglio l'Official Bush Countdown Calendar, a casa di Verena a Boston, dove ogni giorno con una crocetta si possono cancellare i giorni passati per arrivare alla meta: la fine del secondo mandato.


Bush Countdown Calendar

Andare a New York vuol dire andare anche a cercare i propri miti... dove sarà quella strada dove in un giorno d'inverno del 1962 o 1963 è stata scattata la foto della bellissima copertina di The Freewheelin' Bob Dylan: lui con una giacca evidentemente troppo leggera che guarda per terra e la sua ragazza d'allora che lo prende sottobraccio e sorride?

The Freewheelin' Bob Dylan

Ci arriviamo (per la precisione si tratta di Jones St. tra Bleecker e W 4th St., quella di Positively 4th Street), ma troppo tardi... ed è buio...

La strada oggi

Come in una sdolcinata ma bella canzone di una volta...

New York, like a scene from all those movies
But you're real enough to me,
but there's a heart
A heart that lives in New York

A heart in New York,
a rose on the street
I write my song to that city heartbeat
A heart in New York,
love in her eye,
an open door and a friend for the night

New York, you got money on your mind
And my words won't make a dimes
worth a difference,
so here's to you New York

Central Park


Per chi vuole vederle, ci sono molte altre foto.

15 settembre 2006

Fantasma en la ciudad

È una canzone che, come si dice, tutti hanno ascoltato almeno una volta nella vita. L'anno era il 1998, il cantante Manu Chao, appena fuoriuscito dalla Mano Negra, ed il titolo "Clandestino", da un album che ha venduto milioni di copie.

Manu Chao Clandestino

Una canzone pop, di quelle che rimangono in testa inesorabilmente dopo il primo ascolto, magari l'abbiamo sentita migliaia di volte come sottofondo in decine di centri commerciali, sottopassaggi, negozi di dischi delle nostre città del nord... senza fare troppo caso al testo.

 Video Clandestino
Nella loro semplicità, invece, le parole della canzone dicono tanto. Dicono della condanna sofferta da tanti immigrati che, in fuga dai mille sud del mondo, dalla fame, dalle guerre, si ritrovano in quel Nord che li condanna ad una vita clandestina in fuga, fantasmi nella città la cui vita va proibita.


Solo vado con la mia pena
sola va la mia condanna
correre è il mio destino
per fregare la legge.

Perso nel cuore
della grande Babilonia
mi chiamano il clandestino
perché non ho documenti

In una città del nord
sono andato a lavorare
la mia vita l'ho lasciata
tra Ceuta e Gibilterra

Sono una razza nel mare
fantasma nella città
la mia vita va proibita
dice l’autorità.


Quando ho pubblicato la traduzione come extra per le canzoni contro la guerra (ma quanto extra poi? quante volte le cause che spingono all'emigrazione sono da ricercare proprio in quelle guerre a cui assistiamo indifferenti magari fischiettando contenti marijuana ilegal...), mi arriva un commento che pone un dubbio sulla traduzione di raya, che può sì essere il pesce ma anche una traccia, o forzando leggermente il significato, una scia. Come a dire, non sono niente, passo e scompaio...

Solo vado con la mia pena
sola va la mia condanna
correre è il mio destino
perché non ho documenti

perso nel cuore
della grande Babilonia
mi chiamano il clandestino
io sono il fuorilegge

Mano negra clandestina
peruviano clandestino
africano clandestino
marijuana illegale


21 agosto 2006

I serbi sono i cattivi? Ma Handke no!

Handke o...?È un meccanismo grottesco quello che fa venire allo scrittore carinziano Peter Handke una gran voglia di leggere le poesie del criminale di guerra serbo Radovan Karadžić, che i media occidentali definiscono immancabilmente psichiatra e mediocre poeta, o di ascoltare le canzoni della "cantante rock sciovinista" serba Ceca, sposa dell'assassino e famigerato bandito Arkan. Lo stesso meccanismo mi ha portato, insieme - non lo nego - al mio recente ruolo di correttore di bozze per una prossima tesi, a leggere Un viaggio d'inverno ovvero giustizia per la Serbia, il libro che Le Monde (e ne avevo appena parlato bene...) ha tacciato come un "pamphlet di polemica filoserba", a causa del quale Handke è stato accusato di "difendere gli assassini" e che ha portato il consiglio comunale di Dűsseldorf a rifiutargli all'unanimità il premio Heine per la letteratura. Si aggiunga poi questa inquietante somiglianza fisica (vedi foto) che, insieme all'instancabile verve polemica dello scrittore austriaco (o di entrambi?), mi ha fatto scaturire un'istintiva simpatia verso il personaggio.

Io & Peter Handke

Nelle prime pagine Handke non risparmia critiche alle semplificazioni colpevoli di stampa e televisioni europee, impegnate a cercare per le guerre jugoslave una divisione manichea che distinguesse i buoni dai cattivi, nel tentativo disperato di fare rientrare nei nostri schemi hollywoodiani una realtà complessa che richiederebbe invece risposte complesse. Tuttavia si smarca presto dalla semplice polemica contro i media, rivendicando la differenza della letteratura dal giornalismo, andando a soffermarsi sulle "terze cose", quelle che un giornalista dal suo ufficio di Parigi, Roma o New York non può o non vuole vedere e raccontare. Seguendo la regola d'oro del fratello figlio unico di Rino Gaetano (che non ha mai criticato un film senza prima vederlo), Handke, a differenza di chi non esita ad attaccarlo senza magari aver mai letto un suo libro, ha bisogno di recarsi sul luogo, di vedere, di osservare. Di sedersi sulla sponda della Drina dopo aver cercato la stazione delle corriere (potrà scrivere di Balcani chi non vi ha mai viaggiato su di un pullman? credo di no, sarebbe quindi bene che mi fermassi qui, dato che il tragitto Fiume-Trieste non penso sia sufficiente).

In Italia, a proposito delle guerre dei Balcani, vi sentirete ripetere fino alla noia, spesso da gente che ignora quale sia la capitale della Croazia, della Bosnia o - difficilissimo - del Kosovo, il seguente luogo comune: eh certo, Tito era sì un dittatore, però almeno li ha saputi tenere insieme. Poi quelli già si odiavano da prima, figuriamoci ora. Poi la favoletta semplice semplice delle motivazioni etniche della guerra, che, insieme a una enorme quantità di profughi, ha creato i presupposti per la cancellazione del più evidente esempio della possibilità concreta di convivenza pacifica tra Islam e Occidente, la Bosnia.Handke o...?
Dopo aver fomentato un'impossibile spartizione su base etnica propugnata come unica possibilità per la pace ecco che l'Occidente - qui entra in scena D'Alema - si accorge improssivamente che bisogna fermare la pulizia etnica in Kosovo. Quando, come spiega Paolo Rumiz, le vere ragioni, affaristiche e mafiose, del massacro sono nascoste da ingombranti maschere, ecco che anche la risposta militare appare come inevitabile, ragionevole o persino necessaria. Così nel '99 il nostro paese si è trasformato in un'enorme portaerei da dove decollavano gli F16 pronti a sganciare le bombe umanitarie. Quel maggio a Belgrado, sotto le nostre bombe, democratiche e di sinistra, c'era, insieme ad Erri De Luca, anche Peter Handke.

Forse il motivo per cui Handke è tanto osteggiato non sta tanto nelle sue prese di posizione quanto nel suo continuo procedere per interrogativi, nel mettere in dubbio pressoché tutte le certezze che gli vengono proposte. In una società che ha bisogno di risposte sicure per riuscire ad accettare ciò che altrimenti risulterebbe inammissibile (loro sono i cattivi, dobbiamo bombardarli) il dubitare, l'interrogarsi è visto come una pratica sovversiva e pericolosa. Ancor più dell'antagonista gonfio di certezze opposte ma simmetricamente identiche, chi dubita di ciò che è considerato patrimonio comune incorre in un'unanime censura. Ma non troveremo mai nessuna risposta se smettiamo di porci le domande.

08 agosto 2006

Il faut cultiver notre jardin

Mi cade schifato dalla mano
ogni giornale italiano insulta il mio capire
m'opprime di mode, modi
psicologia per conti che devono tornare

leggo Le Monde
difficile trovarlo non lo sciupo
buona motivazione, faticante in francese
guadagno in comprensione
Giovanni Lindo Ferretti

Una rapida raccolta delle copertine dei giornali e giornaletti pubblicati a Ginevra: al confronto La Nazione sembra un giornale cosmopolita. Accanto alla gloriosa "Tribune de Genève" altri graziosi giornaletti locali, in questa epoca di guerre globali, ci informano su cosa succede nel nostro giardino. Un esempio paradigmatico della miopia dell'informazione nel Libero Occidente. E della nostra colpevole indifferenza.

Scoprite i costumi da bagno di quest'estate!

Scoprite i costumi da bagno di quest'estate!

Il ladro che ha terrorizzato Meyrin arrestato

Il ladro che ha terrorizzato Meyrin arrestato

La Servette in serie A

La Servette in serie A (o qualcosa del genere) (NOTA: era il giorno della semifinale dei mondiali)

Il bagagliaio della macchina pieno di scorpioni

Il bagagliaio della macchina pieno di scorpioni!

Assurdo: l'esercito sorveglia un'ambasciata vuota

Assurdo: l'esercito sorveglia un'ambasciata vuota

I piccoli cinema moriranno?

I piccoli cinema moriranno?

La onta: li orologi di Ginevra: non sono precisi!

Vergogna: gli orologi di Ginevra non sono precisi!

Giardinaggio: è l'ultimo momento per piantare

Giardinaggio: è l'ultimo momento per piantare

Cancro della pelle: proteggete i vostri gatti!

Cancro della pelle: proteggete i vostri gatti!

Domani mi compro Le Monde!

10 luglio 2006

Calci di rigore sulla traversa

Un pallone rimbalza in un palo in uno stadio di Berlino. Milioni di occhi stanno a guardare. Sono a Plainpalais, una piazza di Ginevra fornita di megaschermo.
Alcuni occhi evitano di guardare. Tensione. Dai pensiamo al campionato e non caghiamo quella subdola, turgida, cinica lotteria dei rigori... Ma la lotteria stavolta gira a nostro favore. Il pallone rimbalza sulla traversa, in un attimo è tutto finito. Campioni del mondo, campioni del mondo... quante volte l'ha detto? Non ho sentito la telecronaca italiana, ma in realtà neanche quella francese. I bleus se ne vanno in fretta, spingendo malamente chi invece festeggia. La piazza è solo degli italiani, o meglio di chi tifa per l'Italia. Campioni del mondo.

Campioni del mondo!

Sembra che questa giornata sarà ricordata a lungo, proprio per via di un certo pallone che rimbalza su un certo palo. E ti viene da pensare a cosa racconterai tra vent'anni quando ci sarà qualcuno nato nel 2000 che dirà per scherzare "io le ragazze nate dopo il 2006 non le guardo perché non hanno visto l'Italia vincere il mondiale" e quando qualcuno ti chiederà "dov'eri quel giorno? cos'hai visto? cosa ti ricordi?".
Mi ricordo un bambino con le idee poco chiare sulla squadra del cuore...

Bambino bipartisan


...altri invece con le idee chiarissime che tutt'intorno a noi cantavano "Allez les bleus"...

Tifosi a Planpalais, Ginevra

Macchine in festa. Frammenti di frasi. "Zidane a Materazzi gli poteva dire, ti aspetto fuori, e pestarlo negli spogliatoi, gli avrei dato mano... però dai.. prendersi a cornate come i cervi...". Un italiano ubriaco che ci sputa in faccia (letteralmente) sequenze d'insulti ai "francesi figli di puttana"... che se ne restassero a casa loro a vedere la partita "perché io mica posso tornare a casa in Calabria, ma loro sì... cosa ci vengono a fare in Svizzera? poi... hai visto? la loro squadra è piena di negri" (poi dice anche "piena di negri vichinghi", non so perché). E dovrei festeggiare insieme a questo individuo? Spostiamoci in fretta.
A viverlo in diretta il momento non sembra così epico come nei racconti di ventiquattro anni fa. Napolitano non è Pertini. E forse invece che festeggiare per un pallone che rimbalza in un palo a Berlino dovrei rallegrami di non essere in un aereo in Siberia. O fuori da un ristorante di Baghdad, o in Palestina.

Sicuramente racconterò del commento di Alessandro, che dice che la festa di ieri gliene ha stranamente ricordata un'altra, di 63 anni fa, quando finiva una guerra.

Liberazione di Siracusa

06 giugno 2006

The Price Of The Book

Lo ammetto... sono fissato. Quando ieri in una libreria del centro di Firenze mi è caduto l'occhio su un libro con una bella copertina ed un titolo interessante, Oggi ho salvato il mondo - canzoni di protesta 1990-2005 non ho potuto fare a meno di prenderlo e sfogliarlo.

L'idea del libro è interessante: un viaggio nel poliedrico mondo della canzone di protesta degli ultimi quindici anni. I due autori Carlo Bordone e Gianluca Testani, due giornalisti della rivista musicale "Il Mucchio Selvaggio" portano l'esempio 50 canzoni cantate in inglese (con l'eccezione di Clandestino di Manu Chao) e di 10 canzoni italiane. Una raccolta del tutto eterogenea. "Rockstar e band anarco-punk. Rapper e cantanti e folk. Uomini e donne. Invettive e satire. Sentimenti pacifisti e giustificazioni della violenza. George Michael e i Rage Against The Machine. Proteste politicamente motivate, altre più confuse, altre al limite dell'opportunismo".

Si dà il caso che, oggi come da sempre, una buona percentuale delle canzoni di protesta sono canzoni contro la guerra. Non mi sono stupito, quindi, di trovare nell'indice canzoni che conoscevo bene, a volte canzoni che avevo tradotto io, spesso con non poca fatica. Visto che il libro contiene anche traduzioni italiane (anche se mai di tutta la canzone) , vado subito a leggere le traduzioni, specialmente per le canzoni sulle quali avevo qualche dubbio. E qui arriva la prima reazione: oh, ma questi hanno fatto un libro copiando dal nostro sito! Si dà il caso che i gusti dei due giornalisti siano abbastanza simili ai miei visto che ben cinque canzoni le avevo tradotte proprio io per il sito delle canzoni contro la guerra e quelle traduzioni mi suonavano molto familiari. Mentre cerco di risolvere una facile proporzione (16,50 euro per 60 canzoni, quanti euro per 3880 canzoni?) decido comunque di comprare il libro.

Naturalmente il sito delle Canzoni Contro la Guerra è, e resterà, un sito senza copyright e contro il copyright. Ai limiti della legalità, in realtà, anche se possiamo provare ad appellarci, come fanno gli autori del libro, alla norma sulle utilizzazioni libere o all'articolo 10 della Convenzione di Berna. Chi è senza peccato, poi, scagli la prima pietra, dato che anche noi abbiamo saccheggiato sistematicamente altri siti internet, libri ed articoli di giornali. Bisogna però dire che ci siamo sempre premurati di citare la fonte, e qualche possibile omissione è dovuta a dimenticanze e non alla cattiva fede.
Penso che a partire dai commenti del sito Canzoni contro la guerra si possano scrivere diverse tesi di laurea e un buon numero di libri, e questa è una cosa indubbiamente positiva. Non per un momento abbiamo pensato che quello che scrivevamo ci appartenesse in qualche modo. I contenuti del sito appartengono naturalmente agli autori delle canzoni, alla tanta gente che ci ha spedito i testi ed i commenti, a tutti quelli che hanno ascoltato o cantato quelle canzoni usandole come una testimonianza per capire la realtà, come strumento di lotta contro la guerra, o più banalmente per fare una tesina per la maturità. Sarebbe però corretto, soprattutto in un'opera che viene poi venduta, citare le proprie fonti!

Ma la questione è leggermente più complicata di come appare, perché i due autori del libro in questione non sono certo degli sprovveduti. Intanto per ogni canzone hanno scritto un commento interessante e puntuale, mai ripreso dal nostro sito, inoltre ad un esame più attento si scopre che le traduzioni sono sempre leggermente diverse da quelle del sito e che spesso le modifiche hanno migliorato la traduzione! Tanto che per dimostrare che effettivamente il nostro sito è stato una fonte per il libro devo procedere ad un piccolo esercizio di filologia spicciola. Si tratta naturalmente di prove indiziarie...

Prendiamo per esempio Oh my God di Michael Franti. Ho fatto una faticaccia per tradurla, tanto che tutt'ora la versione italiana è indicata come "tentativo di traduzione". Franti utilizza molti termini di slang, che non sono semplicemente comprensibili neanche con l'aiuto di un buon vocabolario, i riferimenti a peculiarità della realtà americana sono molteplici.
Ci sono vari indizi che la mia versione per le "Canzoni contro la guerra" sia stata la fonte per la traduzione contenuta nel libro:
  • le differenze tra le traduzioni sono marginali,
  • i passi tradotti nel libro si arrestano magicamente in corrispondenza dei punti interrogativi nel tentativo di traduzione presente sul sito.
  • Nel libro è citato lo stesso passo dell'intervista a "Il Manifesto" presente nell'introduzione sul sito. Noi però citiamo la fonte e mettiamo il link all'aricolo completo, nel libro la frase viene semplicemente riportata tra virgolette.
Alcuni esempi di differenza nelle traduzione: "Potete allungare una vita, ma non la potete salvare/ Potete creare un clone e poi provate a schiavizzarlo?" diventa "Sapete allungare una vita, ma non la sapete salvare/ Sapete creare un clone e poi provate a schiavizzarlo?", forse più corretto, ma la sostanza non cambia. Oppure weekend che nel libro viene lasciato in inglese e non tradotto come fine settimana, mentre nei memorabili versi:
Hell, I shot Ronald Regan, I shot JFK
I slept with Marilyn she sung me “Happy Birthday”
nel libro si prendono la briga di tradurre anche "Buon Compleanno" dove io ho preferito lasciarlo in inglese. Tutti (o quasi) hanno in mente l'immagine di Marilyn che canta "Happy Birthday, Mr. President...", no?

In un caso il miglioramento è significativo, e non ho esitato ad accoglierlo anche sul sito:
Well politicians got lipstick on the collar
The whole media started to holler
But I don’t give a fuck who they screwin’ in private
I wanna know who they screwin’ in public
Robbin’, cheatin’, stealin’
dove a me non era riuscito trovare due sinonimi diversi per rendere robbin' e stealin', nel libro viene proposto "rapinare" e "rubare", così arriviamo a una traduzione che mette insieme le due:
Bene i politici hanno il rossetto sul colletto
E tutti i media iniziano a gridare
Ma non me ne frega niente di chi fottono in privato
Voglio sapere chi fottono in pubblico
Rapinando, imbrogliando, rubando
Mi correggono anche un altro errore: started to holler quindi hanno iniziato a gridare, al passato. Piccolezze: in altri punti la traduzione coincide per quattro o cinque versi di fila...

Ma l'esempio più eclatante è When The President Talks To God, una divertente canzone dei Bright Eyes, che racconta cosa succede quando Bush parla con Dio. Cercando un commento adeguato avevo trovato una battuta di Dario Fo:

"È un dio spietato e sanguinario quello che dialoga con il nostro Presidente. È un dio degli eserciti e della vendetta. Non ha niente a che vedere con il padre pietoso, tenero come una madre, che le Sacre Scritture ci hanno insegnato a conoscere...
Di certo in cielo c'è stato un golpe. "
Guarda caso nel libro viene citato esattamente lo stesso brano del monologo.
Anche in questo caso le differenze tra le due traduzioni sono minime, sono quindi orgoglioso che le mie traduzioni siano degne di apparire su un libro specializzato. Soprattutto se contengono finezze come nella traduzione dell'ultima strofa:
When the president talks to God
Does he ever think that maybe he's not?
That that voice is just inside his head
When he kneels next to the presidential bed
Does he ever smell his own bullshit
When the president talks to God?
Beh, anche senza scomodare Umberto Eco e il suo istruttivo saggio "Dire quasi la stessa cosa" (a dire il vero un po' monotono, dato che tende a ribadire lo stesso concetto varie volte e con mille esempi, tanto da poter essere ribattezzato Dire sempre la stessa cosa...) si capisce che bullshit vuole dire cazzata, ma, visto che si dice smell his own bullshit, qui tutto si gioca sul significato letterale (merda di toro). Per renderlo in italiano è molto meglio, quindi, tradurre stronzate... mantenendo così il riferimento alla cacca, fondamentale per giustificare la puzza (come vedete si tratta di ragionamenti di alto livello), ottenendo:
Quando il presidente parla con Dio
Ci pensa mai che forse non è vero?
Che quella voce magari è solo dentro la sua testa
quando si inginocchia accanto al letto presidenziale
Sente mai la puzza delle sue stronzate
Quando il presidente parla con Dio?
L'idea è stata pienamente accolta nel libro!

Per la cronaca, le altre canzoni per le quali c'è un sospetto di ispirazione diretta sono "Day After Tomorrow" di Tom Waits, "John Walker's Blues" di Steve Earle e, forse, Sweet Neo Con degli Stones.

Alla fine, passata la prima indignazione, ho letto il libro e l'ho trovato interessante. Molti commenti sono originali (o, direbbero i maligni, sono stati copiati da qualche altra parte) e il libro mi ha permesso e mi permetterà di inserire nuove canzoni contro la guerra e nuove traduzioni nel sito. Anch'io farò in modo di cambiare qualche parola qua e là alle traduzioni riportate nel libro prima di inserirle nel sito (oltre a completarle) ma non per questo mi dimenticherò di precisare che la traduzione è basata sulla loro. Ho preso in prestito anche altri commenti, come quello a Il mio nome è mai più, giustamente stroncata e definita una "canzone di beneficenza" piuttosto che di protesta.

In definitiva bisogna ammettere che il libro è piacevole e si legge volentieri; manca un solo piccolo particolare: una lista dei riferimenti ai siti internet che gli autori hanno "consultato" per scriverlo. A loro non sarebbe costato niente, per noi sarebbe stato un riconoscimento importante.
Certo che, parodiando una canzone contro la guerra di Billy Bragg, si potrebbe dire...

Don't give me no shit about blood, sweat, tears and toil
It's all about the price of the book

Non ditemi cazzate sul sangue, il sudore, le lacrime e la fatica.
Si fa tutto per il prezzo del libro

ma è solo una battuta, naturalmente, mi rendo conto che gli autori non si sono mossi in base ad una bieca motivazione economica e la risposta di Gianluca Testani quando gli ho scritto è stata veloce ed esauriente (la riporto nei commenti). La risposta, anzi, mi ha talmente convinto che quasi mi sto pentendo di avere scritto qualche cattiveria in questo articolo (ma ormai scripta manent...) e consiglio a tutti di comprare il libro!

18 maggio 2006

Spago sulla mia valigia non ce n'era

Sulla Panda stracarica, con tanto di bicicletta smontata, computer e piantine varie: l'ennesimo viaggio Firenze-Ginevra, stavolta in macchina. Emigrante di lusso nella Svizzera Verde.

Macchina con bicicletta

Fuga cervello
Cervello in fuga
È il famoso fenomeno della fuga dei cervelli. È un problema grosso, in Italia. Il cervello di Rutelli, ad esempio, lo stanno cercando da anni... nessuna traccia!
È SCAPPATO RUTELLI
A parte gli scherzi, in questi tempi di lavoro precario e sottopagato, mi sento decisamente un privilegiato. Il collega spagnolo (non Pablo, ma Héctor!) racconta che in Spagna si parla della generazione dei mileuristas, che El País descrive così:
Tra i venticinque e i trent'anni, hanno finito l'università e sanno le lingue. Tuttavia non sono arrivati dove pensavano. Dopo anni di studio riescono a trovare nel migliore dei casi posti di lavoro in cui si guadagna, quando va bene, un massimo di mille euro al mese (da cui mileuristas). Vivono in appartamenti condivisi (ma in Italia direi ancora a casa dei genitori), non possono permettersi l'automobile, una casa o di farsi una famiglia.
Soprattutto nel campo delle tanto sbandierate nuove tecnologie le possibilità di lavoro nascondono dietro a nomi altisonanti come consulting una triste realtà: vengono proposti incarichi di bassa manovalanza e con ben poco d'innovativo, come se un ingegnere edile si ritrovasse a collocare i mattoni!
Ecco le possibili vie di uscita, secondo Héctor:
  1. Diventare un mileurista (ma in Italia anche meno) e aspettare tempi migliori
  2. Continuare a studiare e aspettare tempi migliori, però imparando nel frattempo cose nuove
  3. Mettersi in proprio, sfondare e dimostrare quello che vali (ipotesi sbandierata dai berlusconiani ma in realtà poco praticabile)
  4. Andarsene dalla Spagna (o dall'Italia)
  5. Cercare un qualche aggancio per riuscire ad entrare in un buon posto, fare poco o nulla e vivere di rendita (ipotesi per chi non ha coscienza ed ha gli agganci)
  6. Lottare per creare un modello economico alternativo. Combattere contro questo sistema economico e inventarsi qualcosa di nuovo, migliore e più equo. (ipotesi no-global)
Sono decisamente a favore dell'ultima opzione... ma nel frattempo ho optato per l'opzione numero 4... Héctor si spinge ad affermare che le opzioni 1 e 5 sono contrarie ai suoi principi, e voi tra che ipotesi vi state dibattendo?
Hector al lavoro
Héctor al lavoro per Technorati Japan
Non fraintendetemi, non penso assolutamente che sia una questione di soldi, piuttosto di soddisfazioni: a volte un'occasione interessante può essere a portata di mano e basta un briciolo di coraggio per coglierla. O forse mi sbaglio ed è solo questione di fortuna e di casualità.
In realtà, anche a parità di stipendio, se avessi dovuto scegliere tra un lavoro a Firenze e venire qui al CERN avrei comunque fatto la stessa scelta. La differenza sta nell'ambiente internazionale, che comunque apre la mente e permette di imparare cose nuove (ad esempio cosa vuol dire unglaublich o das Schloss ist geschlossen) e la possibilità di lavorare in un centro dove - nonostante tutto - la ricerca si fa davvero. Ricerca pura, come la ricerca del cervello perduto di Rutelli. Speriamo con risultati più concreti...

06 maggio 2006

Ricetta per fare un eroe

«Sono scosso, profondamente addolorato. Desidero esprimere ai familiari e ai parenti dei nostri due alpini il mio più profondo cordoglio. Tutti i milanesi si stringono idealmente intorno alle bare di questi nuovi eroi della pace»
(Gabriele Albertini)
Manuel Fiorito, 13 febbraio 1979-5 maggio 2006
Manuel Fiorito, 13 febbraio 1979-5 maggio 2006
RICETTA PER FARE UN EROE
(Reinaldo Ferreira)

Prendere un uomo
fatto di niente, come noi,
e di grandezza naturale.
Impregnargli la carne,
lentamente,

D'una certezza acuta, irrazionale,
intensa come l'odio o la fame.
Poi, quasi alla fine,
agitare uno stendardo
e suonare una tromba...

Si serve morto.

Receita para fazer um herói

Tome-se um homem,
Feito de nada, como nós,
E em tamanho natural.
Embeba-se-lhe a carne,
Lentamente,

De uma certeza aguda, irracional,
Intensa como o ódio ou como a fome.
Depois, perto do fim,
Agite-se um pendão
E toque-se um clarim...

Serve-se morto
(Traduzione dal portoghese di Riccardo Venturi)

PS: Mi fanno notare che da questo post si potrebbe dedurre che io accusi il povero Manuel Fiorito di essere "impregnato di odio".
La poesia però dice di una certezza acuta, irrazionale INTENSA COME l'odio o COME la fame. L'eroe della poesia non è quindi stato impregnato d'odio, ma di una certezza irrazionale. La certezza irrazionale è che esistano le "missioni di pace militari". E di questa certezza irrazionale chi decide di arruolarsi come volontario è certamente, in buona fede, impregnato. La colpa non è da imputare a lui ma, continuando con la metafora, ai cuochi!

01 maggio 2006

Metallaro generico di alta statura

West Memphis, Arkansas, maggio 1993. I corpi di tre bambini orridamente mutilati e uccisi vengono ritrovati in un bosco sulle Robin Hood Hills. La cittadina di provincia è sconvolta dall'accaduto, anche i poliziotti accorsi sul luogo del delitto sembrano totalmente impreparati ad una scena del genere, tanto che non viene scattata neanche una foto mentre sul posto accorrono frotte di curiosi e la notizia corre veloce di bocca in bocca monopolizzando l'attenzione del paese.

Il crimine è subito catalogato come "di chiaro stampo satanico", in un delitto tanto efferato il diavolo non può certo essere estraneo. Passa meno di un mese e i giornali annunciano che i colpevoli sono stati individuati.

Damien Echols, un diciottenne appassionato di heavy metal, è accusato di essere il capo del gruppo di assassini. Sarebbe stato incastrato dalla confessione del suo "compagno di merende", Jessie Misskelley, diciassette anni e - detto in modo poco politically correct - minorato mentale. La cronaca riporta anche l'IQ (quoziente intellettivo) del poveraccio, 72: solo 19 punti meno di quello del presidente George W. Bush.

La confessione di Jessie, che alla fine della giornata ritratterà tutto (ma è troppo tardi), viene registrata dagli investigatori su audiocassetta. Dichiara di aver fatto da spettatore mentre l'altro uccideva i tre bambini con l'aiuto di un tale Jason Beldwin. Pare che gli sceriffi si premurassero di premere il tasto STOP ogni volta che passavano alle maniere forti. Dodici ore di interrogatorio, quarantasei minuti di registrazione.

Damien Echols
Damien Echols
Sulla base della confessione di Misskelley, Echols e Jason Beldwin vengono arrestati il 3 giugno 1993. La soddisfazione in paese è palpabile. Soprattutto Damien era malvisto nella periferia americana tradizionalista e cristiana fondamentalista: capelli lunghissimi, sempre vestito di pelle nera anche d'estate, amante della musica metal e dei romanzi horror, su di lui giravano le voci più disparate. Si sarebbe addirittura professato pagano, forse un modo di ricercare le radici viste le sue origini pellerossa. La polizia irrompe nella cameretta del diciottenne e trova delle prove inconfutabili: numerosi romanzi horror di Stephen King, vari cd metal, un diario nel quale sono riportate odi di Shakespeare e i testi dei Metallica! Quante persone del genere conoscete, magari nella vostra cerchia di amici?

Il 19 maggio 1994 Damien è condannato alla pena capitale, gli altri due al carcere a vita.

Alcuni anni dopo due registi indipendenti, accorsi sul posto per girare un film su un crimine che aveva scosso l'intera opinione pubblica statunitense, fanno alcune indagini sul campo. In poco tempo diventano strenui difensori dell'innocenza dei West Memphis Three, come vengono chiamati, e girano un documentario, Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills, che riporta il caso all'attenzione generale sollevando dubbi inquietanti. Vari cantanti (non solo metal) cominciano ad indossare durante i concerti magliette che proclamano "Free The West Mepmhis 3", tra loro Queen Of The Stone Age, Nashville Pussy, Slipknot, Metallica, Black Flag, Joe Strummer, Eddie Vedder dei Pearl Jam. Al caso viene dedicato un sito che segue la vicenda giudiziaria.

Nel braccio della morte Damien Echols scrive poesie:
Ragazzine adolescenti
senza esperienza della vita
e ragazzini che
si fanno chiamare punk
sono sulla mia radio
a cantare di
quanto dolore hanno sopportato
e quanto dure
sono le loro vite
Dopo tredici anni di prigione, Damien ha coronato un piccolo sogno: è coautore di un testo di una canzone dell'ultimo album dei Pearl Jam, una canzone contro la guerra che si intitola Army Reserve. Andando a cercare chi diavolo fosse questo D. Echols che firmava il testo insieme a Eddie Vedder, ho scoperto oggi la sua storia. Credo che avrebbe preferito rimanere un oscuro e generico metallaro dell'Arkansas. Magari adesso ascolterebbe Bon Jovi.

25 aprile 2006

C'est Genève

Tre anni fa in inter-rail tra Vienna, Bratislava, Cracovia, Berlino abbiamo camminato per le stesse strade, viaggiato sugli stessi treni sui quali è nato un bellissimo libro di viaggio, È Oriente di Paolo Rumiz. Quel libro l'ho letto proprio durante quella vacanza, potendo vedere dal vivo, ad esempio, il quartiere operaio di Cracovia che i comunisti avevano costruito per contrastare il carattere ribelle di quella città troppo intellettuale e indipendente agli occhi del regime. L'eccezionalità dello scrittore di viaggio è la capacità di raccontare, a partire da un episodio che a noi comuni mortali passerebbe del tutto inosservato, un pezzo di Storia o la vita di una città meglio di mille libri "ufficiali".
Naturalmente viaggiando negli stessi luoghi vedendo le stesse cose, incontrando le stesse persone, io non sarei riuscito a scrivere neanche una pagina. È per questo che qualcuno fa lo scrittore e qualcuno l'informatico...

Non che io voglia, quindi, provare a fare qualcosa di simile con Ginevra, la città dove sto vivendo in questi ultimi mesi e che è il posto dove ho passato più tempo dopo Firenze e dintorni. Voglio solo mostrarvi, con l'aiuto di qualche immagine, una città che a prima vista può sembrare fredda, bruttina, piena di banche e di negozi che vendono oggetti kitsch tremendamente costosi, coltellini svizzeri e orologi a cucù, ma che conoscendola meglio può riservare qualche sorpresa. Il "punto d'osservazione privilegiato" è una ridente casetta circondata da un giardino fiorito, proprietà di due simpatici signori greci che mi affittano il seminterrato. In questo momento i padroni sono a casa in Grecia e il bellissimo giardino è tutto per me.

Casa a Ginevra


Il motivo per cui mi trovo da queste parti è, come probabilmente sapete, una specie di dottorato al CERN. Nei prossimi giorni mi arriverà la risposta e saprò se sono stato definitivamente preso. Nel frattempo passo le giornate a combattere contro un costoso sistema software proprietario con il quale, tutti ne sono convinti, verranno controllati gli enormi apparati sperimentali oggi in costruzione. A volte mi capita persino di entrare, con tanto di camice bianco e cuffia nelle "camere pulite" dove viene montato il tracciatore di CMS... la cuffia è prontamente riutilizzata in cucina (i capelli lunghi, si sa, rischiano di finire dappertutto).

Dalla scienza alla cucina

Ma tornando a Ginevra, dicevamo che non è proprio la città più bella del mondo, né è famosa per la vita notturna. Sarebbe insomma una città decisamente triste ed anonima se non fosse per il lago. Il Lac Léman, che i ginevrini si ostinano però a chiamare Lac de Genève, proprio a Ginevra si chiude nel Rodano mentre a est continua sulla sponda svizzera verso Losanna e Montreux, su quella francese verso Évian. Quando non se ne può più del panorama delle mille banche o dell'architettura completamente aleatoria della cattedrale che fu di Calvino si può sempre rivolgere lo sguardo verso il lago e verso le montagne che lo circondano: è uno spettacolo che non stanca mai.

Lago di Ginevra


Se Ginevra è considerata la seconda città più vivibile del mondo (dopo Zurigo) il merito non è sicuramente degli orari dei supermeracati, ma probabilmente anche dei parchi.

In fila nel parco

dove si può trovare anche la tranquillità necessaria per meditare

Meditazione nel parco


Nonostante la pulizia quasi maniacale, dovuta però più che alla civiltà degli abitanti ad un efficientissimo sistema di pulizia di strade e marciapiedi, Ginevra è comunque molto distante dai soliti clichè sulla Svizzera che abbiamo noi italiani. Soprattutto è una città dove più della metà degli abitanti viene dall'estero, una città veramente internazionale dove sull'autobus si sentono parlare moltissime lingue diverse mentre accanto al signore africano in giacca e cravatta e con la ventiquattr'ore si siede la ragazza punkabbestia con la cresta verde e il cane senza guinzaglio. Solo che (siamo pur sempre in Svizzera) il cane è pulitissimo e la punkabbestia augura educatamente bonne journée all'anziana signora seduta davanti a lei, che non si scandalizza minimamente e non comincia nessun discorso su com'è ridotta la gioventù al giorno d'oggi...

Sull'autobus 9

La Svizzera rimane comunque un paese di grandi contraddizioni: spacciata da qualcuno per democrazia avanzata solo perché si fanno i referendum anche per decidere dove costruire un nuovo centro sportivo, è in realtà un paese dove le donne hanno ottenuto il diritto al voto nel 1971. Paese di pace, che non ha preso parte a nessuna guerra negli ultimi secoli, sede di organizzazioni internazionali e punto d'incontro per i negoziati tra eterni nemici, la Svizzera ospita nelle sue banche i soldi dei peggiori criminali di guerra di tutto il mondo e in un certo senso può permettersi il suo status di isola felice isolata e isolazionista anche grazie a questa complicità. La neutrale Svizzera è un paese con un esercito sempre pronto a tutte le evenienze dove tutti i cittadini maschi devono prestare un servizio militare obbligatorio prolungato (per le donne invece il servizio militare è volontario). Gli svizzeri vengono richiamati per esercitazioni nell'esercito per tre settimane all'anno fino ad almeno 30 anni.

Manifesti Affairesmilitaires

In Svizzera, secondo una legge del 1970, ogni cittadino deve possedere un posto in un rifugio antiatomico. Il mirabile risultato è che in caso di catastrofe nucleare la Confederazione potrebbe mettere al sicuro il 110% della propria popolazione.
Nel caso di una guerra nucleare solo gli svizzeri potranno salvarsi e a Ginevra, novella arca di Noè, alcuni "esemplari" di tutti i popoli della Terra sopravvivranno alla catastrofe scongiurando così il pericolo di un noiosissimo mondo dove gli elvetici sono gli unici superstiti. Quando Bush proporrà di utilizzare preventivamente l'atomica contro l'Iran, potete fare un salto a casa mia e cercherò di ospitarvi in questo comodo rifugio.

Rifugio antiatomico

All'interno ci dovrebbe essere tutto il necessario per sopravvivere e ricominciare una nuova vita il day after: in realtà dato che i padroni di casa (rischiando multe salatissime in caso di controlli) lo utilizzano come cantina, l'unica soluzione sarà ubriacarsi per dimenticare.

Rifugio enoteca