15 dicembre 2008

Intervista a Héctor García (Kirai)

Quando ho fatto il summer student al CERN, nel 2004, il mio compagno di stanza era Héctor, un ingegnere informatico di Alicante. Era appassionatissimo di Giappone e nel tempo libero studiava nuovi kanji. Aveva anche un blog dove raccontava le nostre avventure al CERN e durante i vari viaggi del fine settimana. Mi è subito sembrato una persona piena di risorse, ma non immaginavo che sarebbe diventato l'autore più famoso della "blogosfera" di lingua spagnola!

Héctor & Maso

Quattro anni dopo, durante un fantastico fine settimana a Barcellona (la città dove da sempre sogno di andare a vivere), ho trovato alla FNAC di Plaça Catalunya, una pila di libri intitolati "Un geek en Japón", il libro scritto da Héctor che racconta, con uno stile chiaro, essenziale e divertente (da vero scienziato direi) mille aspetti della società giapponese, un paese dove non sentirete mai rispondervi "no", una società super-tecnologica che però conserva ancora serie di valori tradizionali come la lealtà, la giustizia, il sacrificio o l'onore. Nel libro si parla di manga, dei treni giapponesi il cui ritardo medio negli ultimi 20 anni è di... 18 secondi... e di tante altre cose.

Vi presento qui, in esclusiva per l'Italia, un'intervista con l'autore!

Leggendo il libro di Héctor a Barcellona

Per cominciare, la domanda tipica: racconta la tua vita in quattro frasi.

Da bambino mi piaceva scoprire e imparare cose sempre nuove. Un giorno ho scoperto i computer e sono diventati un'ossessione per tutta la vita. Un altro giorno ho scoperto che esisteva un paese nel Lontano Oriente da dove venivano molti dei gadget che utilizzavamo in Europa ogni giorno, tra cui le console per i videogiochi. E anche il Giappone è diventata un'ossessione della mia vita. Queste ossessioni mi hanno portato in Giappone e a lavorare nell'industria di Internet a Tokio.

Héctor in meditazione

Negli ultimi anni, oltre a lavorare in un'azienda giapponese (dove sembra che si lavori molto) hai avuto il tempo di scrivere una media di un post al giorno nel tuo blog. All'improvviso, annunci che "nel mio tempo libero stavo scrivendo un libro". Dove trovi il tempo per fare tutte queste cose? Qual è il segreto?

La verità è che tutti abbiamo molto tempo libero. Solo che la maggior parte della gente non lo utilizza per "creare" ma per "consumare". È una questione di gusti e non credo che una cosa sia meglio dell'altra, sono maniere diverse di godersi la vita. Io amo entrambi gli aspetti, creare e consumare.

Perché il tuo blog si chiama "un geek in Giappone"? In che senso utilizzi la parola "geek" (che originariamente designa gli entusiasti che vogliono essere aggiornati su tutte le ultime novità tecnologiche)?

La uso nel senso più ampio possibile che sarebbe: "una persona con sete di conoscenza, di sapere come funziona tutto nel mondo".

Tornando al CERN, un anno dopo l'estate in cui ci siamo conosciuti, ho trovato molti spagnoli che avevano deciso di fare domanda per il programma di summer student dopo aver letto il tuo blog. Insomma eri già abbastanza famoso, tanto che qualcuno mi ha riconosciuto dalle foto che avevi messo sul sito. Uno di loro mi domandò, molto seriamente, se eri un "grande lavoratore". Naturalmente, pensando alle serate di quell'estate di continua "fiesta", mi sono messo a ridere. E adesso? Ti consideri uno che lavora molto?

Un gran lavoratore? :) Tu cosa consideri come un grande lavoratore? Beh, non so se grande o no, però sicuramente nel lavoro cerco di fare le cose al meglio però senza che questo implichi dei ritardi nella creazione di qualcosa. Credo che sia importante essere abbastanza perfezionista però senza esagerare, essere troppo perfezionista ti porta la maggior parte delle volte a non concludere niente.

Leggendo il tuo libro, ho imparato che nel mondo del lavoro giapponese (e in generale nella società) è molto difficile prendere delle decisioni perché si cerca sempre il consenso di tutte le parti, però alla fine le decisioni che si prendono sono solitamente buone. Ma non sono anche molto conformiste? Non succede che, sapendo che tutti devono essere d'accordo, ciascuno dice non quello che pensa davvero ma quello che crede che gli altri vogliano sentire?

Sì, hai ragione. Spesso tutti si uniformano a una sorta di meno peggio, e magari c'è qualcuno che avrebbe un'idea molto migliore però si adegua per non creare conflitti. L'idea è che non si debbano creare confitti e che tutto scorra. Credo che sia un concetto molto importante, perché ho visto delle aziende della Silicon Valley andare in malora per conflitti personali all'interno dell'azienda, ho visto anche aziende in cui si formano gruppi o bande e così via. Credo che sia abbastanza tipico in Europa e negli Stati Uniti. In Giappone è tutto molto più uniforme, un unico gruppo, come un'enorme barca che avanza insieme nella stessa direzione. Nelle aziende occidentali a volte la sensazione è che un'impresa sia composta da tante piccole barche che navigano tutte in direzioni opposte. Per esempio l'ultimo Microsoft Windows Vista sembra progettato da una flotta di mille barche tutte che viaggiano in direzioni differenti, e alla fine ottieni un prodotto scadente.
Il problema è che in Giappone perdono l'attimo al momento di sviluppare nuovi prodotti perché pensano troppo prima di muovere la barca su cui si trovano tutti e in questo modo vengono risucchiati dalla competenza straniera.

Il tuo blog è stato scelto varie volte come miglior blog spagnolo, conta un milione di visitatori al mese ed è uno dei 1000 blog più letti del mondo, la principale fonte d'informazione sul Giappone in lingua spagnola. Qual è la chiave per avere questo successo?

Non ho idea. Forse scrivere tutti i giorni e cercare di cambiare un po' i temi. Anche se quasi sempre parlo del Giappone, cerco sempre di cercare nuove prospettive o cose che interessano a molti settori del pubblico.

Per esempio, questo post che spiega come si fa a scrivere in giapponese con un telefonino è fatto per i geek tecnologici e per gli esperti della elaborazione del linguaggio, mentre questo che descrive l'urbanistica delle città giapponesi si rivolge agli architetti.

Telefonando

"Il silenzio è molto apprezzato dai giapponesi. È una delle prime cose che noti quando arrivi in Giappone, a volte sei circondato da migliaia di persone e ti rendi conto che nessuno sta parlando. Per esempio, quando ho scattato questa foto c'erano varie centinaia di passeggeri nel corridoio aspettando che arrivasse il treno, nessuno parlava, si poteva sentire il suono dei fogli di carta della gente che leggeva il giornale e all'improvviso "clack!" il suono dell'otturatore della mia macchina fotografica. Un suono che è stato ignorato da tutti, il "clack" della macchina fotografica si è perso nell'immensità del silenzio come se fosse una goccia nella pioggia; io ero nel mio mondo e loro erano ognuno nel suo" (da Il mondo dei keitai e il silenzio)


Mi sono accorto che una tecnica che usi spesso è di concludere gli articoli con una domanda al lettore, che così è spinto ad aggiungere i suoi commenti. Hai altri consigli?

Sì, non raccontare mai tutto quello che sai nell'articolo. Questa è una tecnica non solo per i blog, ma anche, in generale, per raccontare una storia: nei film e nei libri si usa pure la stessa tecnica. Devi lasciare il lettore con qualche domanda non risolta, lasciare che ognuno si formi la sua opinione. Nel mio blog non mi metto a congetturare o a esprimere opinioni personali, spiego dei fatti e lascio che i lettori discutano i dettagli nei commenti. L'idea è di fomentare la conversazione.

Un'altra tecnica è quella di alternare articoli più lunghi e culturali con altri più leggeri, con una foto divertente. L'idea è di imparare cose nuove sul Giappone in maniera rilassata.

Infatti, gli articoli del tuo blog si dividono tra gli articoli lunghi e interessanti che parlano della società giapponese e altri abbastanza "friki" (cioè diretti ai fan ossessivi delle nuove tecnologie). Poi ci sono le curiosità, le foto delle ragazze giapponesi e così via. Il secondo tipo di post è fatto per allargare il pubblico?

È anche perché a volte non ho tempo :). O quel giorno sono stanco e semplicemente metto una foto curiosa e lascio che la gente commenti. Spesso questi sono gli articoli con più commenti e mi ritrovo io ad imparare molte cose grazie ai commenti dei miei lettori.

Maria Ozawa

La Japanese Idol Maria Ozawa (un esempio di post usato per attirare il pubblico... maschile)

Un famoso giornalista e scrittore italiano, Tiziano Terzani, appassionato di Asia (fu il primo a raccontare la guerra in Vietnam passando il fronte e parlando con i Viet Cong, visse per anni in Cina prima di essere espulso per “attività controrivoluzionaria”) scrive a proposito della sua esperienza giapponese: “E poi non mi interessava se i giapponesi vendevano più televisori o meno. A me importava vedere che vita facevano gli uomini che producevano questi televisori, e questo aspetto era allucinante. [Il modo di vivere giapponese] era spaventoso. Orari di lavoro inconcepibili nelle fabbriche, nelle aziende. Nelle banche uno esce alle otto di sera e non va certo a casa, va con i colleghi della banca a bere nei bar fino a mezzanotte e a parlare di... banca! Mai un attimo di libertà. Queste società moderne non si possono valutare solo sulla base dell'efficienza della loro struttura economica, ma soprattutto dal tipo di uomo che producono e dal tipo di vita che gli fanno fare.”

È una grande verità! Però sembra che le nuove generazioni stiano cambiando un po' questo stile di vita completamente incentrato sull'azienda. Tuttavia, è ancora normale che durante la settimana gli uomini tornino a casa solo per dormire e stiano sempre o lavorando o bevendo con i colleghi di lavoro. Però, io ho sempre portato il mio stile qui in Giappone, non mi sono lasciato assorbire dal loro sistema :)

Ma i giapponesi, in generale, sono felici della vita che fanno?

Beh, negli indicatori di felicità il Giappone rientra nella media dei paesi industrializzati. Credo che siano relativamente felici, però conducono una vita estremamente solitaria. Il giapponese medio ha molti pochi amici e si ritrova con loro molto raramente, danno molta più importanza agli “amici” del lavoro che agli amici di una vita. In ogni caso, quando vogliono spassarsela i giapponesi sanno godere dei piaceri della vita (il che non significa che siano felici, perché come dice il Dalai Lama non si debbono confondere i piaceri con la felicità), sanno mangiare bene e godersi i piaceri dei bagni termali abbondanti che ci sono in Giappone grazie ai vulcani. Forse cercano tanti piaceri per liberarsi dallo stress che accumulano durante il lavoro.

In Giappone, quando conosci una nuova persona, è molto importante sapere in che ditta lavora e il suo livello, l'interazione deve essere molto formale. È molto difficile diventare amico dei giapponesi? Come si riesce a passare a un livello informale nelle relazioni interpersonali?

È un processo LENTO, molto lento. In occidente siamo abituati a farsi degli amici rapidamente, in Giappone ti può succedere di andare a mangiare con qualcuno tutti i giorni e che poi ti faccia una riverenza quando ti chiede un favore. Certo che quando riesci a diventare amico di un giapponese, è un amico fedele per tutta la vita.

Il capo di Héctor con una birra

Una volta terminate le presentazioni formali, per rilasciare la tensione i giapponesi utilizzano l'alcool per passare ad un livello informale nelle relazioni interpersonali. Mentre durante gli incontri formali bisogna assolutamente usare il tatemae, un concetto giapponese che indica il modo di adattare le opinioni individuali alle obbligazioni sociali, ci sono occasioni in cui è importante passare alla modalità honne, cioè a poter dire quello che si pensa davvero. L'alcool svolge un ruolo fondamentale per passare dalla modalità tatemae alla modalità honne. Un giapponese che ha bevuto un paio di birre è totalmente diverso da uno sobrio. (per saperne di più: Honne e Tatemae)


I giapponesi che vengono in viaggio in Europa ci sembrano molto strani. Sono molto organizzati, si muovono in gruppo, comprano tutti gli stessi souvenir e gli stessi vestiti. Li puoi trovare ovunque, anche nei paesini più sperduti. Chi sono i giapponesi che arrivano in Europa? Quelli più ricchi? E quando trovano, nelle loro vite così piene, il tempo per un viaggio così lungo?

Sì, il livello di vita dei giapponesi continua ad essere uno dei più alti del mondo. Quando escono dal Giappone si sentono abbastanza ricchi e spendono parecchi soldi. Normalmente, se viaggiano fuori dal Giappone lo fanno una volta all'anno, scattano tantissime foto e per il resto dell'anno non hanno più vacanze. Per loro l'Europa è come una specie di parco divertimenti, come se fosse una specie di Disneyland, vanno in Olanda a vedere mulini e fiori, a Parigi a vedere la torre Eiffel, in Italia a vedere Venezia e nel giro di una settimana ritornano in Giappone con un album di foto che sembrano scattate in un'"Europa in miniatura”!

Fai un po' di pubblicità al tuo libro e al blog. Il libro è stato tradotto in italiano? Si può trovare in Italia?

Ancora no. È in corso di traduzione e lo cambieranno abbastanza, la versione italiana sarà più una specie di guida di viaggio per il Giappone. Lo distribuirà Panini e sicuramente sarà disponibile a metà del 2009.

Per quanto riguarda il blog mi potete leggere in spagnolo su http://www.kirainet.com e in inglese su http://www.kirainet.com/english !

Grazie mille Héctor, e buona fortuna per tutto!

Credits: tutte le foto (tranne la mia di Barcellona) provengono da kirainet.com e possono essere riprodotte a condizione di citarne la fonte. La citazione di Tiziano Terzani è tratta da "La fine è il mio inizio" edito da Longanesi nel 2006. Le didascalie alle foto sono in parte adattamenti e traduzioni di alcuni post del blog di Héctor.