26 gennaio 2008

15 minutes of fame

Che questo blog venisse addirittura citato in un articolo su La Repubblica proprio non me lo sarei aspettato... e soprattutto non avrei mai immaginato che succedesse grazie ad uno con questa faccia qui:

Mastella

È stato un grande piacere, comunque, partecipare allo "sputtanamento di Clemente Mastella" e approfitto finché i riflettori sono ancora puntati su questo blog per riportare due commenti, non miei.

Il primo è di Simone, che si chiede se il giornalista di Repubblica quando ha visitato il mio blog abbia letto anche il discorsino che riguardava il suo giornale. Probabilmente no.

Un commento (anonimo) arrivato sul blog fa invece giustamente notare il desolante silenzio dell'aula.
Possibile che tra tutti i cosiddetti intellettuali che siedono in Senato, tra questi uomini di cultura, magari pure comunisti o ex comunisti che dovrebbero avere la poesia di Neruda nel cuore, non ce ne sia stato uno, almeno uno, che si sia alzato ad urlare: "A Cleme'! Se questa poesia è di Neruda io so' er Papa!"?

Ma, a parte questo, vi starete forse domandando dove si trovasse il nostro eroe durante i suoi warholiani quindici minuti di celebrità. Accerchiato dai fan a firmare autografi o in una conferenza stampa prontamente convocata?
Macché!

Era nascosto, probabilmente per sfuggire ai picciotti di Mastella, a cento metri di profondità, arrampicato sulle impalcature all'interno del rivelatore CMS, intento a connettere cavi ad una scatola con tante resistenze per testarli, una roba che in gergo si chiama PP1 checkout.

Maso sull'impalcatura di CMS 1

PS. Si noti la contraddittorietà del "no global": una maglietta antimilitarista che recita "l'esercito: uccide, inquina e rende coglioni" e poi il marsupio della Nike, nota multinazionale malvagia. A sua discolpa possiamo dire che l'ha comprato dieci anni fa senza pensarci ma oggi non lo farebbe mai più.

Aggiornamento: una fantastica Luciana Littizzetto reinterpreta "Lentamente muore"




Lentamente muore… chi non cambia marcia.
Lentamente muore chi non mette la freccia quando svolta.
Lentamente muore chi non tira il freno a mano in discesa,
chi sbaglia nell'usare la fresa,
chi gli casca in testa un'obesa, la casa o la torre di Pisa.
Muore lentamente chi non fa come la Marcuzzi
e se non riesce ad andare in bagno se la tiene tutta dentro.
Muore lentamente chi non si leva prontamente
da sotto il casco della permanente.
Muore più velocemente chi mette le dita nella presa di corrente,
chi non si sposta quando cascano le piante
E chi mangia le amanite velenose al ristorante.
Muore lentamente tanta bella gente…
Ma c'è anche, e tu lo sai,
una banda di coglioni che non muore mai!

25 gennaio 2008

Finita in farsa

Naturalmente non poteva che finire in farsa. Un ministro della giustizia indagato per corruzione, che si difende attaccando e accusando la magistratura di volerlo colpire perché lui rappresenta i "valori cattolici". Notoriamente in Italia i cattolici sono perseguitati. A partire dal grande capo, quello a cui viene sistematicamente negata la libertà di parola.

Mastella non è stato il primo ministro della giustizia corrotto, né sarà l'ultimo. Ma almeno una volta queste vicende finivano in tragedia, con discorsi solenni e citazioni colte.

Non con un ministro che legge in senato una falsa poesia di Neruda...

La satira è ormai superflua! La realtà l'ha ampiamente superata. Esilarante.

Grazie a Giacomo per la segnalazione!

21 gennaio 2008

Powers & Supplies: 7. Probabilmente è così

"Die Quantenmechanik ist sehr Achtung gebietend. Aber eine innere Stimme sagt mir, dass das noch nicht der wahre Jakob ist. Die Theorie liefert viel, aber dem Geheimnis des Alten bringt sie uns kaum näher. Jedenfalls bin ich überzeugt, dass der Alte nicht würfelt."

("La meccanica quantistica è degna di ogni rispetto, ma una voce interiore mi dice che non è ancora la soluzione giusta. È una teoria che ci dice molte cose, ma non ci fa penetrare più a fondo il segreto del grande vecchio. In ogni caso, sono convinto che il Vecchio non gioca a dadi con il mondo.")
(Albert Einstein, lettera a Max Born, 12 dicembre 1926)

Lavagna CERNAncora una volta l'ispettore Varrin si era perso tra i corridoi del building 3, uno degli edifici più vecchi del CERN, e non poteva fare a meno di interrogarsi sul significato degli strani simboli disegnati sulle lavagne appese ai muri. I piccoli uffici si distinguevano solo grazie alle vignette (Dilbert di Scott Adams andava per la maggiore) e alle battute appese accanto al nome dell'occupante. Ma ecco finalmente l'ufficio del professor Garrigs, riconoscibile dalla massima inconfondibile che campeggiava sulla porta:

La teoria è quando si sa tutto e niente funziona.
La pratica è quando tutto funziona e non si sa il perché.
Qui abbiamo messo insieme la teoria e la pratica:
non funziona niente e non sappiamo perché!

"Permesso, professore..."
"Entri pure Varrin, e complimenti per i progressi nelle indagini. Ho letto proprio stamattina sulla Tribune de Genève che si è scoperta l'identità della vittima. Titolavano a tutta pagina: È una dipendente dell'agenzia immobiliare Semor-Fernet la vittima del brutale assassinio al CERN"
"Proprio così, professore. Devo ammettere che tutte le mie congetture strampalate erano in realtà prive di fondamento. Come lei mi ha insegnato in questi mesi, ho imparato a non formulare ipotesi che cadono nelle code delle gaussiane, ho smesso di correre dietro a questi eventi con probabilità molto bassa.
Mi sto concentrando invece sul movente, che con tutta probabilità deve essere legato alla professione della vittima. Per questo motivo mi sono posto la domanda chiave: chi è che odia gli agenti immobiliari svizzeri?"
"Forse la domanda giusta sarebbe chi li ama? no... dico... se vogliamo restringere un po' il cerchio dei sospetti."
"Beh ammetterò che neanche a me sono particolarmente simpatici, ma questo non vuol dire che sarei pronto a ucciderli tutti, naturalmente. Anche se nel nostro mestiere, professore, si impara che tutto è possibile.
Ieri ad esempio un italiano aveva lasciato l'automobile esattamente in mezzo a due linee di rotaie del tram, rischiando di paralizzare tutto il traffico della stazione di Cornavin. Però dopo si è scoperto che i due tram potevano entrambi transitare, passando ognuno a meno di due millimetri da ciascuno specchietto retrovisore. Una combinazione che io avrei ritenuto se non del tutto impossibile, almeno altamente improbabile. Questo per dirle che in linea di prinicipio non sarebbe impossibile che io soffra di una doppia personalità" - a questo punto l'espressione dell'ispettore si fece enigmatica, gli occhi velati di un'ombra di follia, la bocca contratta in una smorfia assassina - "e, dietro l'apparenza di innocuo ispettore, celi in realtà un pazzo criminale, capace di impiccare una donna innocente utilizzando i cavi di alimentazione del tracker ma..." e qui l'espressione di Varrin si ricompose in un pacato sorriso "...tutto questo è, ne converrà, altamente improbabile!"

"Vede ispettore, da quando noi fisici abbiamo rinunciato a descrivere il mondo in maniera deterministica, da quando abbiamo accettato che Dio gioca a dadi in continuazione, per non parlare del gatto di Schrödinger, povera bestia, che non si sa se sia vivo o morto finché non si apre la scatola... beh... a volte evitiamo di dire ai profani tutta la verità. Perché questo provocherebbe il panico. Ad esempio, vede questa penna sulla mia scrivania?"
"Sì certo"
"Ebbene, secondo la meccanica quantistica c'è una certa probabilità - una probabilità piccolissima eppure maggiore di zero - che questa penna sparisca, attraversi il tavolo e riappaia sul pavimento, comportandosi come un'onda. Si chiama effetto tunnel. Naturalmente la probabilità è così ridicolmente bassa che per semplicità ignoriamo completamente che questo evento possa verificarsi e continuiamo a scrivere con le nostre bic senza pensare che ci possano sparire di mano. E quando non troviamo più la penna pensiamo che sia stato il nostro compagno d'ufficio a fregarcela. In effetti nessuno ha mai visto una penna sparire da un tavolo e ricomparire per terra... tuttavia..."
"Lasciamo stare questi tuttavia, professore, e torniamo con i piedi per terra. Ho svolto delle normalissime e noiosissime indagini e mi sono informato, prima di tutto, su quali documenti sono necessari per presentare una domanda per ottenere un appartamento in affitto. Solo per fare una domanda, badi bene, non è assolutamente detto che poi le diano la casa."
"Via, cosa servirà? un documento d'identità e un contratto di lavoro..."
"Come la fa semplice... Bisogna presentare: una copia del contratto di lavoro che attesti uno stipendio proporzionato al costo dell'affitto e di durata appropriata, le ricevute degli ultimi cinque stipendi, le coordinate bancarie di un conto su una banca svizzera che sia coinvolta in almeno tre grandi circuiti internazionali del mercato delle armi, se extra-svizzero un permesso di soggiorno di tipo B, F o C ed infine un attestato che certifichi che né lei né nessuno dei suoi parenti fino al quinto grado ha mai avuto un debito di più di venti franchi nella Confederazione."
"Sta scherzando?"
"No, è quasi tutto vero. Inoltre l'agenzia non ammette che la stessa persona possa fare domanda per due case diverse. E da quando si fa domanda a quando si riceve la risposta possono passare anche più di due settimane!"
"Ispettore, abbiamo trovato il movente! Chiunque sia sottoposto a questa trafila avrebbe un ottimo motivo per uccidere il responsabile delle sue disgrazie!"

Due giorni dopo Laurent Varrin si ripresentò nell'ufficio del professor Garrigs. Stavolta aveva sbagliato strada solo una volta. Aveva in mano un foglio con una lista di nomi, uno dei quali era evidenziato in rosa shocking.
"Professore, abbiamo in pugno l'assassino. Ho qui la lista delle persone che hanno fatto domanda per un appartamento in affitto presso l'agenzia Semor Fernet e hanno avuto contatti con la vittima, la signora Fernanda Pereira. Naturalmente nessuna delle persone in questa lista ha ottenuto l'agognato contratto d'affitto. I tre appartamenti disponibili sono stati assegnati ai signori João Pereira, Marcelo Pereira Da Silva e Vicente Pereira. Non si tratta, come potrebbe pensare, di favoritismi all'interno di una famiglia: c'è una grande comunità portoghese qui a Ginevra, e tre quarti dei portoghesi fanno Pereira di cognome. In questa lunga lista c'è solo una persona collegata con il CERN. Il nome evidenziato."
"Konrad Reinhard."
"Esatto, una nostra vecchia conoscenza. Non sarà un neo-nazista in cerca del Santo Graal, ma sicuramente è lui l'assassino!"
"Sicuramente? Diciamo piuttosto che probabilmente è così!"

(7 - continua...)

04 gennaio 2008

Una ballata assassina

Murder Ballads è il titolo di un album di Nick Cave, che reinterpreta un antico genere del folk anglosassone, quello delle ballate che raccontano di crimini passionali, spesso dando voce agli assassini e alle loro vittime.

Where the wild roses grow (dove crescono le rose selvatiche) è la canzone più famosa e forse più bella dell'album, in duetto con Kilye Minogue, allora quasi sconosciuta fuori dall'Australia.

Kylie Minogue interpreta Elisa Day

Uno strano destino quello degli assassini: se sono italiani sono invariabilmente colti da un raptus di follia, se sono rumeni sono un tumore da estirpare e la loro colpa viene estesa ad un intero popolo, se sono inglesi, americani o australiani diventano i protagonisti di bellissime ballate...
Mi chiamano la Rosa Selvaggia
ma il mio nome era Elisa Day
Perché mi chiamino così, non lo so
perché il mio nome era Elisa Day

Dal primo giorno che la vidi ho capito che era lei
Mi ha guardato negli occhi e ha sorriso
perché le sue labbra erano del colore delle rose
che crescevano lungo il fiume, color del sangue e selvagge

Quando ha bussato alla mia porta ed è entrato nella stanza
il mio tremore si fermò nel suo abbraccio sicuro
Sarebbe stato il mio primo uomo, e con mano gentile
asciugò le lacrime che mi scorrevano sul viso

Il secondo giorno le portai un fiore
era più bella di qualsiasi donna che abbia mai visto
Le dissi "Sai dove crescono le rose selvatiche
Così dolci e scarlatte e libere?"

Il secondo giorno lui arrivò con una sola rosa rossa
Disse: "Vuoi darmi la tua sconfitta e il tuo dolore?"
Ho annuito col capo, sdraiata sul letto
Lui disse: "Se ti mostro le rose tu mi seguirai?"

Il terzo giorno mi portò al fiume
mi mostrò le rose e ci baciammo
E l'ultima cosa che udii fu una parola bisbigliata
mentre lui si inginocchiava sopra di me con una pietra nel pugno

L'ultimo giorno la portai dove crescono le rose selvatiche
E si distese sulla riva, il vento leggero come un ladro
E le diedi un bacio d'addio, dissi,
"Tutte le cose più belle devono morire"
la colpii e le piantai una rosa tra i denti

Mi chiamano la Rosa Selvaggia
ma il mio nome era Elisa Day
Perché mi chiamino così, non lo so
perché il mio nome era Elisa Day