10 gennaio 2007

Lo diceva Neruda...

Lo diceva Neruda che di giorno si suda... ma la notte no!
Renzo Arbore
Pablo Neruda
Pablo Neruda

Racconto questo piccolo episodio, che ha "segnato" la mia giornata di ieri, e che si potrebbe classificare sotto la categoria "miti che cadono", perché è secondo me molto indicativo di come funziona la nostra società multimediale e straripante d'informazioni.

Da tempo su internet gira una poesia che, passata di casella di posta in casella di posta, di sito in sito, ha avuto un successo planetario. Una poesia commovente sul senso della vita, che veniva proposta con la firma del Poeta, il grande Pablo Neruda. Quella che segue è l'inizio (tra virgolette) "originale", in spagnolo.

¿Quién muere?

Muere lentamente quien se transforma en esclavo del hábito, repitiendo todos los días los mismos trayectos.

Quien no cambia de marca, no arriesga vestir un color nuevo y no le habla a quien no conoce.

Muere lentamente quien evita una pasión, quien prefiere el negro sobre blanco y los puntos sobre las “íes” a un remolino de emociones, justamente las que rescatan el brillo de los ojos, sonrisas de los bostezos, corazones a los tropiezos y sentimientos. [...]

Esiste una traduzione italiana (non molto ben fatta a dire il vero), quella è arrivata anche a me anni fa, che avevo stampato e letto con entusiasmo, quella che è stata riportata sul muro del mio sito, quella che anche Giacomo riporta sul suo blog. Potremmo tranquillamente affermare che è la poesia più conosciuta di Neruda.

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi.

Chi non cambia la marca, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero al bianco e i puntini sulle “i” ad un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. [...]

Ebbene, come avrete già intuito, tutto questo è un'incredibile, riuscitissima e geniale bufala. Perché Neruda questa poesia non l'ha proprio mai scritta. Come è spiegato in un interessante blog spagnolo su cui sono capitato per caso, nella opera omnia del poeta cileno non appaiono mai questi versi. Nei commenti al blog linkato, c'è quello di un visitatore (mascartas) che ha scritto ad una fonte affidabile, la Fondazione Pablo Neruda, ottenendo la seguente testuale risposta:

RESPUESTA TEXTUAL DE LA FUNDACIÓN:

Ese poema NO es de Pablo Neruda.
Gracias por preguntar.
Fundación Pablo Neruda

Con il famoso senno di poi, alcuni altri indizi ci confermano la falsità della poesia:

  • Su internet si trovano versioni diverse della poesia, un fenomeno che si ritrova nei testi trasmessi oralmente come ad esempio le canzoni popolari e - proprio per lo stesso meccanismo - anche nelle catene di Sant'Antonio su internet. Se la poesia fosse di Neruda ci sarebbe un solo testo ufficiale. Immaginiamo il poeta intento a scegliere con cura ogni parola: mai e poi mai avrebbe pubblicato più versioni tanto diverse di una stessa poesia.
  • La poesia non è abbastanza bella per essere di Neruda. Certo, è facile dirlo con il senno di poi: quando l'ho letta la prima volta invece mi era piaciuta molto. Di fronte a un'opera di un artista universalmente celebrato, infatti, siamo prevenuti positivamente. L'esempio più eclatante della forza di simili preconcetti fu il famoso ritrovamento a Livorno delle teste di Modigliani, scolpite per scherzo con un trapano Black & Decker da alcuni geniali buontemponi, con conseguente entusiasmo dei critici e del pubblico. Se l'anonimo autore della poesia si fosse firmato con il suo nome invece che con quello del Poeta, "Lentamente muore" sarebbe stata letta solo da due suoi amici che avrebbero detto "sì, carina" e se la sarebbero dimenticata il giorno dopo.
le finte teste di Modigliani
Le finte "teste di Modigliani" esposte al pubblico a Livorno durante Effetto Venezia. (da questa pagina)

Ma ci sono altri insegnamenti da trarre da questa vicenda.
Il primo è che, per quanto la retorica dei luoghi comuni continui a ripeterci che a scuola i ragazzi devono imparare ad usare internet per fare le ricerche (le famose "tre i"), la Rete non è un (non) luogo dove ricercare un'informazione affidabile. Se provate a digitare alcuni versi della poesia su un motore di ricerca troverete migliaia di siti in cui la poesia è attribuita a Neruda (non troverete il blog che smaschera la bufala) e sarete portati a credere ("lo dice internet, lo dicono in tanti") che senza ombra di dubbio la poesia è di Neruda. Certo, esiste Wikipedia, che è sicuramente più affidabile di tanti altri siti, soprattutto grazie alla rigida politica che richiede che si citino le fonti. Wikipedia è un sito molto popolare e dove chiunque può correggere gli errori, dove un esperto può correggere l'abbaglio del neofita. Ma internet è pieno di siti di neofiti, di gente normale che tende ad amplificare e a diffondere ciò che risponde ai propri desideri.

La seconda questione interessante, infatti, è chiedersi perché la poesia ha avuto questo incredibile successo: proverò a fare delle ipotesi. Prima di tutto la poesia rappresenta quello che un lettore che non ha mai letto niente di Neruda probabilmente si aspetta da una poesia di Neruda. Infatti è quello che anch'io - che di Neruda non ho letto quasi niente (forse solo la seconda poesia più famosa, autentica e molto bella) - mi aspettavo.
Ma il vero punto di forza è che la poesia è concettualmente e stilisticamente molto semplice. Non ci sono metafore ardite, simbolismi poco immediati o parole ricercate. C'è una sola ed evidente figura retorica: l'anafora, con la ripetizione insistente di quello che in alcune versioni è anche il titolo della poesia, lentamente muore.
Alla semplicita stilistica si accompagna un messaggio chiarissimo, che spinge ad una (contro-)identificazione immediata. Leggendola, viene subito da pensare per fortuna io non sono così, meno male che non sto morendo lentamente. Perché tutti, o quasi tutti, viaggiamo, leggiamo, ascoltiamo musica non abbandoniamo i progetti prima di iniziarli (anzi... li portiamo in fondo con successo!), non evitiamo le passioni (anzi, ci buttiamo a capofitto nell'amore) rischiamo la certezza per l'incertezza, capovolgiamo i tavoli, scegliamo un percorso sempre nuovo (bisognerà pure evitare il traffico) e soprattutto ci permettiamo, anche più di una volta nella vita, di fuggire i consigli sensati!
Quindi... siamo salvi. Lentamente moriranno... loro... noi semmai viviamo rapidamente. Tanto rapidamente da non avere il tempo di accorgerci che Neruda quella poesia non l'aveva mai scritta!