02 novembre 2010

Né fuga, né giovani, né cervelli

fuga cervelli

Si parla molto di "fuga di giovani cervelli", di "futuro della ricerca". Una lettera al giornale "La Vanguardia" di una ricercatrice spagnola spiega chiaramente quanto siano sbagliate queste frasi fatte. Anche se si riferiscono alla realtà spagnola, queste riflessioni sono valide anche per l'Italia dove la situazione è, se possibile, anche più grave.

Smettiamo di parlare di "fuga", ci stanno cacciando. Smettiamo di parlare di "giovani", ormai non lo siamo più; l'implicazione è che siccome siamo giovani possiamo sopportare di tutto e comunque continueremo a lottare per il nostro ideale, ma non è così; molti ricercatori di questa generazione stanno pensando seriamente di abbandonare la scienza.

Smettiamo di parlare di "cervelli", ci stanno spersonalizzando; abbiamo stomaci da sfamare e abbiamo un cuore che ascoltiamo quando decidiamo di ritornare al nostro paese per essere più vicini alle nostre famiglie mentre continuiamo a fare ricerca, cuori che si spezzano quando ci dicono che si stracceranno in totale impunità i contratti che abbiamo firmato.

Smettiamo di parlare di "futuro"; l'implicazione è che trattandosi di futuro c'è sempre tempo, che la soluzione si può rimandare indefinitamente: non siamo il futuro, siamo il presente.