15 settembre 2006

Fantasma en la ciudad

È una canzone che, come si dice, tutti hanno ascoltato almeno una volta nella vita. L'anno era il 1998, il cantante Manu Chao, appena fuoriuscito dalla Mano Negra, ed il titolo "Clandestino", da un album che ha venduto milioni di copie.

Manu Chao Clandestino

Una canzone pop, di quelle che rimangono in testa inesorabilmente dopo il primo ascolto, magari l'abbiamo sentita migliaia di volte come sottofondo in decine di centri commerciali, sottopassaggi, negozi di dischi delle nostre città del nord... senza fare troppo caso al testo.

 Video Clandestino
Nella loro semplicità, invece, le parole della canzone dicono tanto. Dicono della condanna sofferta da tanti immigrati che, in fuga dai mille sud del mondo, dalla fame, dalle guerre, si ritrovano in quel Nord che li condanna ad una vita clandestina in fuga, fantasmi nella città la cui vita va proibita.


Solo vado con la mia pena
sola va la mia condanna
correre è il mio destino
per fregare la legge.

Perso nel cuore
della grande Babilonia
mi chiamano il clandestino
perché non ho documenti

In una città del nord
sono andato a lavorare
la mia vita l'ho lasciata
tra Ceuta e Gibilterra

Sono una razza nel mare
fantasma nella città
la mia vita va proibita
dice l’autorità.


Quando ho pubblicato la traduzione come extra per le canzoni contro la guerra (ma quanto extra poi? quante volte le cause che spingono all'emigrazione sono da ricercare proprio in quelle guerre a cui assistiamo indifferenti magari fischiettando contenti marijuana ilegal...), mi arriva un commento che pone un dubbio sulla traduzione di raya, che può sì essere il pesce ma anche una traccia, o forzando leggermente il significato, una scia. Come a dire, non sono niente, passo e scompaio...

Solo vado con la mia pena
sola va la mia condanna
correre è il mio destino
perché non ho documenti

perso nel cuore
della grande Babilonia
mi chiamano il clandestino
io sono il fuorilegge

Mano negra clandestina
peruviano clandestino
africano clandestino
marijuana illegale