24 novembre 2012

Una vita in meno



Il professore universitario e storico Jean Pierre Filiu (autore fra l'altro di una recentissima Storia di Gaza e studioso della Primavera Araba) ha firmato le parole di questa bella canzone degli Zebda, un gruppo di Tolosa, che vuole rendere omaggio agli abitanti della striscia di Gaza sottoposti al blocco israeliano dal 2007.

Sono nato in un paese che non esiste
Sono nato su una terra che non è più mia,
Una terra occupata, una terra calpestata
una terra autonoma solo sulla carta,
sono nato tra gli zaghroutah e le urla di gioia
sono nato dopo molti altri in un campo troppo stretto
Il mare era la mia frontiera, il mio santuario,
per dimenticare i coloni e il blocco navale e la miseria
sono cresciuto cullato dal suono dei racconti dell'esilio,
sono cresciuto all'ombra di vite sospese a un filo,
il filo di una speranza tenace anche in un vicolo cieco,
Un giorno sì a testa alta avremo il nostro posto
avremo il nostro posto, avremo il nostro posto.

Sono cresciuto troppo, troppo in fretta tra lutto e oblio
Sono cresciuto dando del tu all'orizzonte infinito,
la sabbia calda sotto i miei passi mi portava al di là
Sarò così grande così forte, non si vedrà che me,
ho vissuto a Gaza senza mai uscirne,
Ho vissuto giorno dopo giorno senza rimorsi né sospiri,
malgrado il filo spinato il coprifuoco i blindati,
ho portato in fondo al cuore il sogno di scappare via,
il sogno di scappare via, di scappare via.

Ho vissuto le onde umane dell'intifada
ho vissuto cortei e scioperi e bandiere sventolate,
cantavamo a pieni polmoni la nostra passione
mentre sopra di noi sfrecciavano i loro aerei
Sono morto - o hanno mentito? - di una pallottola vagante
sono morto assassinato da un uomo sconosciuto
che credeva di fare il suo dovere sparando nella nebbia
a delle ombre nemiche con armi ridicole,
sono morto come mille altri, mille dopo e mille prima,
sono morto una sera d'autunno, una sera di ramadan,
Ma non volevo altro che vivere, vivere libero
non volevo che essere libero, non volevo che essere libero,
non volevo che essere libero!


04 giugno 2012

Vaccini



- Dai coglioni... Chi protegge mio figlio dai coglioni che gli vorrebbero far credere che la felicità sta nelle marche, nei gadget e nell'avere il sex-appeal di un imbecille di un reality show?

- E i maestri? I pessimi maestri che cercheranno di trasformare la sua immaginazione e spontaneità in una cautela politicamente corretta, mettendoci lo sforzo con cui i funzionari si siedono ad aspettare la pensione!

- I politici! Questi maledetti politici che cercheranno di utilizzare le debolezze dei nostri figli e trasformarle in piccole bombe di odio per poterli ingannare e lasciarli, poi, senza risorse in un mondo brutto, povero e trascurato

- E gli imprenditori! Bastardi senza scrupoli, che per guadagnare due lire, son capaci di distruggere il pianeta e i suoi abitanti, provocare crisi, creare miseria e mille altre porcherie. Non siete i padroni del futuro, miserabili!

- E la Chiesa! Che nel ventunesimo secolo ancora le religioni abbiano qualche peso è veramente demenziale! Il loro concetto ipocrita della morale e la loro visione aberrante di cos'è bene e cos'è male serve solo a instillare sensi di colpa e a creare piccoli imbecilli senza giudizio! Chi ci protegge dalla Chiesa?

(Si scopre che erano i pensieri di una mamma in una sala d'aspetto di un ambulatorio pediatrico)

La segretaria: "No mi dispiace qui vacciniamo solo contro la difterite, il tetano, e cose così"

"Ah. E delle cose veramente pericolose, che se ne occupino i genitori, no? E vabbè...."

da "¡Somos padres, no personas!"di Manel Fontdevila