L'idea del libro è interessante: un viaggio nel poliedrico mondo della canzone di protesta degli ultimi quindici anni. I due autori Carlo Bordone e Gianluca Testani, due giornalisti della rivista musicale "Il Mucchio Selvaggio" portano l'esempio 50 canzoni cantate in inglese (con l'eccezione di Clandestino di Manu Chao) e di 10 canzoni italiane. Una raccolta del tutto eterogenea. "Rockstar e band anarco-punk. Rapper e cantanti e folk. Uomini e donne. Invettive e satire. Sentimenti pacifisti e giustificazioni della violenza. George Michael e i Rage Against The Machine. Proteste politicamente motivate, altre più confuse, altre al limite dell'opportunismo".
Si dà il caso che, oggi come da sempre, una buona percentuale delle canzoni di protesta sono canzoni contro la guerra. Non mi sono stupito, quindi, di trovare nell'indice canzoni che conoscevo bene, a volte canzoni che avevo tradotto io, spesso con non poca fatica. Visto che il libro contiene anche traduzioni italiane (anche se mai di tutta la canzone) , vado subito a leggere le traduzioni, specialmente per le canzoni sulle quali avevo qualche dubbio. E qui arriva la prima reazione: oh, ma questi hanno fatto un libro copiando dal nostro sito! Si dà il caso che i gusti dei due giornalisti siano abbastanza simili ai miei visto che ben cinque canzoni le avevo tradotte proprio io per il sito delle canzoni contro la guerra e quelle traduzioni mi suonavano molto familiari. Mentre cerco di risolvere una facile proporzione (16,50 euro per 60 canzoni, quanti euro per 3880 canzoni?) decido comunque di comprare il libro.
Naturalmente il sito delle Canzoni Contro la Guerra è, e resterà, un sito senza copyright e contro il copyright. Ai limiti della legalità, in realtà, anche se possiamo provare ad appellarci, come fanno gli autori del libro, alla norma sulle utilizzazioni libere o all'articolo 10 della Convenzione di Berna. Chi è senza peccato, poi, scagli la prima pietra, dato che anche noi abbiamo saccheggiato sistematicamente altri siti internet, libri ed articoli di giornali. Bisogna però dire che ci siamo sempre premurati di citare la fonte, e qualche possibile omissione è dovuta a dimenticanze e non alla cattiva fede.
Penso che a partire dai commenti del sito Canzoni contro la guerra si possano scrivere diverse tesi di laurea e un buon numero di libri, e questa è una cosa indubbiamente positiva. Non per un momento abbiamo pensato che quello che scrivevamo ci appartenesse in qualche modo. I contenuti del sito appartengono naturalmente agli autori delle canzoni, alla tanta gente che ci ha spedito i testi ed i commenti, a tutti quelli che hanno ascoltato o cantato quelle canzoni usandole come una testimonianza per capire la realtà, come strumento di lotta contro la guerra, o più banalmente per fare una tesina per la maturità. Sarebbe però corretto, soprattutto in un'opera che viene poi venduta, citare le proprie fonti!
Ma la questione è leggermente più complicata di come appare, perché i due autori del libro in questione non sono certo degli sprovveduti. Intanto per ogni canzone hanno scritto un commento interessante e puntuale, mai ripreso dal nostro sito, inoltre ad un esame più attento si scopre che le traduzioni sono sempre leggermente diverse da quelle del sito e che spesso le modifiche hanno migliorato la traduzione! Tanto che per dimostrare che effettivamente il nostro sito è stato una fonte per il libro devo procedere ad un piccolo esercizio di filologia spicciola. Si tratta naturalmente di prove indiziarie...
Prendiamo per esempio Oh my God di Michael Franti. Ho fatto una faticaccia per tradurla, tanto che tutt'ora la versione italiana è indicata come "tentativo di traduzione". Franti utilizza molti termini di slang, che non sono semplicemente comprensibili neanche con l'aiuto di un buon vocabolario, i riferimenti a peculiarità della realtà americana sono molteplici.
Ci sono vari indizi che la mia versione per le "Canzoni contro la guerra" sia stata la fonte per la traduzione contenuta nel libro:
- le differenze tra le traduzioni sono marginali,
- i passi tradotti nel libro si arrestano magicamente in corrispondenza dei punti interrogativi nel tentativo di traduzione presente sul sito.
- Nel libro è citato lo stesso passo dell'intervista a "Il Manifesto" presente nell'introduzione sul sito. Noi però citiamo la fonte e mettiamo il link all'aricolo completo, nel libro la frase viene semplicemente riportata tra virgolette.
Hell, I shot Ronald Regan, I shot JFKnel libro si prendono la briga di tradurre anche "Buon Compleanno" dove io ho preferito lasciarlo in inglese. Tutti (o quasi) hanno in mente l'immagine di Marilyn che canta "Happy Birthday, Mr. President...", no?
I slept with Marilyn she sung me “Happy Birthday”
In un caso il miglioramento è significativo, e non ho esitato ad accoglierlo anche sul sito:
Well politicians got lipstick on the collardove a me non era riuscito trovare due sinonimi diversi per rendere robbin' e stealin', nel libro viene proposto "rapinare" e "rubare", così arriviamo a una traduzione che mette insieme le due:
The whole media started to holler
But I don’t give a fuck who they screwin’ in private
I wanna know who they screwin’ in public
Robbin’, cheatin’, stealin’
Bene i politici hanno il rossetto sul collettoMi correggono anche un altro errore: started to holler quindi hanno iniziato a gridare, al passato. Piccolezze: in altri punti la traduzione coincide per quattro o cinque versi di fila...
E tutti i media iniziano a gridare
Ma non me ne frega niente di chi fottono in privato
Voglio sapere chi fottono in pubblico
Rapinando, imbrogliando, rubando
Ma l'esempio più eclatante è When The President Talks To God, una divertente canzone dei Bright Eyes, che racconta cosa succede quando Bush parla con Dio. Cercando un commento adeguato avevo trovato una battuta di Dario Fo:
"È un dio spietato e sanguinario quello che dialoga con il nostro Presidente. È un dio degli eserciti e della vendetta. Non ha niente a che vedere con il padre pietoso, tenero come una madre, che le Sacre Scritture ci hanno insegnato a conoscere...Guarda caso nel libro viene citato esattamente lo stesso brano del monologo.
Di certo in cielo c'è stato un golpe. "
Anche in questo caso le differenze tra le due traduzioni sono minime, sono quindi orgoglioso che le mie traduzioni siano degne di apparire su un libro specializzato. Soprattutto se contengono finezze come nella traduzione dell'ultima strofa:
When the president talks to GodBeh, anche senza scomodare Umberto Eco e il suo istruttivo saggio "Dire quasi la stessa cosa" (a dire il vero un po' monotono, dato che tende a ribadire lo stesso concetto varie volte e con mille esempi, tanto da poter essere ribattezzato Dire sempre la stessa cosa...) si capisce che bullshit vuole dire cazzata, ma, visto che si dice smell his own bullshit, qui tutto si gioca sul significato letterale (merda di toro). Per renderlo in italiano è molto meglio, quindi, tradurre stronzate... mantenendo così il riferimento alla cacca, fondamentale per giustificare la puzza (come vedete si tratta di ragionamenti di alto livello), ottenendo:
Does he ever think that maybe he's not?
That that voice is just inside his head
When he kneels next to the presidential bed
Does he ever smell his own bullshit
When the president talks to God?
Quando il presidente parla con DioL'idea è stata pienamente accolta nel libro!
Ci pensa mai che forse non è vero?
Che quella voce magari è solo dentro la sua testa
quando si inginocchia accanto al letto presidenziale
Sente mai la puzza delle sue stronzate
Quando il presidente parla con Dio?
Per la cronaca, le altre canzoni per le quali c'è un sospetto di ispirazione diretta sono "Day After Tomorrow" di Tom Waits, "John Walker's Blues" di Steve Earle e, forse, Sweet Neo Con degli Stones.
Alla fine, passata la prima indignazione, ho letto il libro e l'ho trovato interessante. Molti commenti sono originali (o, direbbero i maligni, sono stati copiati da qualche altra parte) e il libro mi ha permesso e mi permetterà di inserire nuove canzoni contro la guerra e nuove traduzioni nel sito. Anch'io farò in modo di cambiare qualche parola qua e là alle traduzioni riportate nel libro prima di inserirle nel sito (oltre a completarle) ma non per questo mi dimenticherò di precisare che la traduzione è basata sulla loro. Ho preso in prestito anche altri commenti, come quello a Il mio nome è mai più, giustamente stroncata e definita una "canzone di beneficenza" piuttosto che di protesta.
In definitiva bisogna ammettere che il libro è piacevole e si legge volentieri; manca un solo piccolo particolare: una lista dei riferimenti ai siti internet che gli autori hanno "consultato" per scriverlo. A loro non sarebbe costato niente, per noi sarebbe stato un riconoscimento importante.
Certo che, parodiando una canzone contro la guerra di Billy Bragg, si potrebbe dire...
Don't give me no shit about blood, sweat, tears and toil
It's all about the price of the book
Non ditemi cazzate sul sangue, il sudore, le lacrime e la fatica.
Si fa tutto per il prezzo del libro
ma è solo una battuta, naturalmente, mi rendo conto che gli autori non si sono mossi in base ad una bieca motivazione economica e la risposta di Gianluca Testani quando gli ho scritto è stata veloce ed esauriente (la riporto nei commenti). La risposta, anzi, mi ha talmente convinto che quasi mi sto pentendo di avere scritto qualche cattiveria in questo articolo (ma ormai scripta manent...) e consiglio a tutti di comprare il libro!
2 commenti:
ciao lorenzo, sono sinceramente lieto di conoscerti. il tuo sito trasuda passione e impegno "disimpegnato", e per i quattro mesi in cui mi sono speso nella ricerca per il mio (e di carlo) libro mi è stato compagno di grande aiuto. per ognuna delle schede di mia comptenza (la metà del totale, tra cui
le cinque a cui fai riferimento nel tuo blog) ho dragato decine di siti internet, libri, articoli, interviste (spesso mie) e considerazioni chieste appositamente agli autori. per ogni voce ho aperto un file di "materiali", dentro cui buttavo appunti, idee, scampoli di traduzioni trovate qua e là, per poi ricucire tutto nella stesura finale. nei vari passaggi, le fonti
hanno cominciato ad assommarsi e confondersi (la battuta di dario fo, per esempio, ero convinto di averla letta su un vecchio numero di micromega).
per le traduzioni ho fatto mille confronti. se alla fine alcune sono molto simili, se non identiche, alle tue, è segno che le tue erano molto buone.
alcuni aggiustamenti sono stati comunque effettuati dalla redazione di arcana, composta da persone assai capaci.
con carlo si era pensato di inserire una pagina di ringraziamenti, e in effetti io avevo preparato i miei, che includevano "tutti i siti internet no-profit", e in particolare il tuo e peacenotwar.org, oltre a "heather, che mi ha aiutato a venire a capo di jacob's ladder" e a "lisa fitzgibbon, che ha prontamente risposto a una richiesta di chiarimento sul suo testo", eccetera. poi, più per motivi tipografici che per altro, la pagina dei ringraziamenti è saltata. ce ne scusiamo.
mi spiace solo che tu possa aver associato la nostra "libera ricerca" all'opportunismo di chi fa questo lavoro solo per "il prezzo del libro". è molto frustrante per me vedere ridotto il nostro impegno a una bieca
questione economica (che in libri di questo genere, peraltro, è sconfinatamente al di sotto della soglia di povertà).
comunque grazie, e complimenti per il lavoro che fai.
gianluca
'Sta cosa m'era sfuggita in un primo momento, e ho letto con grande interesse sia l'articolo sul tuo blog, sia la risposta di uno degli autori/curatori del libro. Il bello è che l'ho visto pochi giorni fa a casa di un amico, ma per pigrizia o chissà per che cos'altro non l'ho nemmeno aperto!
Vabbé, sarà un'occasione per comprarlo appena possibile.
In un certo qual modo sono già passato per questa "esperienza", quando la mia vecchia pagina sull'Internazionale è stata prelevata (in un caso addirittura di peso, cioè interamente!) per altri siti senza spesso neanche lo straccetto di una citazione o di un povero piccolo "grazie" o "thanks to". Anche per questo, a un certo punto, mi sono letteralmente sputato sulle manine e mi son detto "e mo' state a vedere che vi combina Riccardino" :-PP
Ed è nata così la paginona attuale. Non faccio l'ipocrita e non nascondo che almeno una delle motivazioni che mi hanno spinto ad ampliare quella pagina, cui tengo dichiaratamente in modo smisurato, è stata un pochino di rivalsa. Ma qui mi fermo.
In ogni caso, vi sarebbe ben poco da aggiungere a quel che hai scritto sul tuo blog, e fondamentalmente anche alla risposta del curatore del libro. Anche a me sembra del tutto sincero. Ma credo che, se riconoscimento ci dev'essere, questo deve essere diviso in due tronconi. Il primo è quello di tutte le persone, di cui mai sapremo niente, che leggono le "CCG/AWS" e se ne servono per qualsiasi motivo. Che magari aspettano di vedere cosa ci infiliamo dentro quotidianamente. Insomma, lo fanno circolare. E la sua circolazione significa ceffoni contro la guerra. Ogni canzone, ogni parola, è una manata alla morte. Un calcio nel culo alla bomba. Una pedata nei coglioni del militarismo. Anche per questo, fin dai primi vagiti della raccolta (quando ancora tu non eri comparso), è stato fuori questione non infilarci le traduzioni. In modo che il maggior numero di persone potessero capire cosa dice quella data canzone in quella data lingua. Avessimo a disposizione tanti altri traduttori per coprire le canzoni ancora non tradotte!
Il secondo troncone è il riconoscimento che ci fabbrichiamo ogni giorno dentro noi stessi. La coscienza di star facendo qualcosina. La classica goccia nel mare, certo, ma il mare è pur sempre fatto di gocce. Insomma, ferme restando le più profonde motivazioni di questo sito, almeno un granellino di motivo per essere fieri non solo ce lo abbiamo, ma ce lo dobbiamo avere.
Il resto? Si starà a vedere. Si deve andare avanti così come ci siamo sempre andati. Le "CCG" sono diventate quello che sono proprio per questo motivo: la voglia di fare qualcosa senza nessun'altra motivazione che la voglia di farla. Tutto qui, e non sto certo a spiegarlo a te. E se qualcuno ci attinge a piene mani, ben venga: in questo confesso di essere un perfetto situazionista alla Débord o alla Vaneigem. Prima o poi vorrà dire che si farà anche noi un libro, il "Big Book of CCG :-)". A condizione che rinunciamo per principio ai "diritti d'autore". Perché il vero riconoscimento, quello profondo, è la libera circolazione delle idee, delle parole e della musica che testimoniano un'opposizione, un "non ci sto", il "senza di me!" di cui parlava Tiziano Terzani. Questo e nient'altro.
Posta un commento