In preda ai postumi di questa triste scoperta ho cercato di elaborare una mia linea politica che mettesse da parte la mia nota fama di sovversivo ed estremista (ma quando mai?) e si attenesse alla definizione data dal maledetto test: vediamo come si pone rispetto ai vari temi (tanto sono le solite poche domande che ritornano fino alla nausea) uno che si possa definire democratico e di sinisitra. Non comunista, anarchico, insurrezionalista, militante dei centri civici... ehmmm... volevo dire sociali... un moderato che accetta (magari con un pizzico di critica) i meccanismi della democrazia parlamentare, non vuole fare la rivoluzione, non vuole mettere una bomba in parlamento, non vuole picchiare Borghezio (anche se è moderatamente contento che sia stato pestato). Proverò quindi ad elaborare una serie di risposte moderate, democratiche e di sinistra, lasciando un momento da parte il problema del cuneo fiscale di cui ammetto candidamente di non capire niente e che mi fa venire in mente una tavoletta utilizzata da un esattore delle tasse sumero.
Le grandi opere: La domanda insidiosa per il centrosinistra del giornalistone di turno recita come segue: "In Italia ogni volta che si deve costruire qualcosa, dal gassificatore alla TAV in Val di Susa al Ponte sullo Stretto ci sarà sempre qualcuno che protesterà perché non vuole la grande opera in casa sua. Che si fa allora, non si fa niente?". Nella realtà il Fassino di turno si affretta a spiegare che comunque la sua coalizione tutte queste grandi opere le farà tutte solo che, certo, bisogna prima mettersi d'accordo con le comunità locali, con la popolazione e... convincerli a non opporsi. Ecco come invece risponderebbe il mio democratico di sinistra moderato che, essendo appunto moderato, eviterà argomenti del tipo "Le nostri valli sono distrutte e le nostre vite sono sacrificate in nome della Merce e del Capitale da un potere corrotto al quale dei cittadini, ridotti ormai a sudditi, non può fregare di meno.". Il mio eroe diessino risponderà più moderatamente che per tutte le opere, grandi e piccole, bisogna fare un rapporto costo / benifici: si scoprirebbe così che nel caso delle opere cosiddette "grandi" a fronte di benefici tutto sommato modesti per la comunità, i costi in termini ambientali e di qualità della vita per chi abita nella zona interessata dalla grande opera sarebbero enormi. Dal calcolo dei benefici per la comunità naturalmente andrebbero esclusi i benefici di cui godrebbero le aziende del ministro Lunardi e le altre società, tra cui i maliziosi additano anche alcune cooperative legate a uno dei principali partiti della coalizione di opposizione, ma magari sono voci, dice il nostro moderato. Nel caso della Val di Susa la costruzione della TAV comporterebbe, anche ammettendo che il rischio dell'amianto sia trascurabile (cosa che non è stata affatto dimostrata), venti anni di circolazione di camion e mezzi pesanti in barba a tutti i millantati propositi di trasferire il trasporto merci su rotaia che i sostenitori della TAV vorrebbero far credere di sostenere. In una valle strettissima che negli ultimi vent'anni ha visto anche la costruzione di un'autostrada questo potrebbe volere dire per una persona passare dal primo giorno di lavoro alla pensione con i lavori in corso permanenti. Tutto questo per accorciare magari di 30 minuti il tempo di percorrenza, come succederà tra Firenze e Bologna. Sarebbe invece opportuno, continuerebbe il moderato, portare avanti delle "piccole opere" in cui il rapporto tra costi e benefici è rovesciato, perché non ha senso fare il ponte sullo stretto quando i treni per arrivare in Calabria accumulano ritardi di decine di ore, quando lo stato delle ferrovie regionali e locali, utilizzate quotidianamente dai pendolari, è disastroso, quando nelle grandi città non si fa niente per favorire il trasporto pubblico e finisce così che in mezz'ora arrivi da Bologna a Firenze e poi ti ci vuole un'ora per arrivare a Campi (per non parlare dell'Impruneta). Riprendendo l'infelice espressione "Fatelo dovunque ma non nel mio giardino", messa in bocca a chiunque si oppone a qualunque opera già decisa per superiori interessi nazionali, si potrebbe invece osservare che il pianeta è fatto da tanti giardini e che se ognuno curasse il suo ed evitasse gli scempi in casa propria avremmo forse un mondo migliore, dove sarebbe piacevole viaggiare di giardino in giardino.
L'immigrazione ed il problema della "sicurezza" A questa domanda il moderato democratico e di sinistra, continuo a illudermi che potrebbe esistere, prima di ogni considerazione sui bisogni delle aziende e su quanto gli immigrati servano per l'economia perché fanno i lavori che gli italiani non vogliono fare (questa era l'impostazione del solito Fassino), si ricorderebbe di essere democratico, di sinistra, e perfino un essere umano: sposterebbe quindi la questione sul piano puramente umano.
Ricorderebbe intanto che gli immigrati in Italia non è che ci vengono per fare dispetto a Calderoli (che sarebbe comunque una causa nobile) ma perché spinti da miseria, guerre, fame che noi stessi con il nostro modello di vita che sfrutta in ogni modo i paesi più poveri abbiamo contribuito a creare. Ricorderebbe poi che fino a cinquant'anni fa erano gli italiani ad emigrare, esattamente per gli stessi motivi, e questo fatto dovrebbe spingere tutti ad immedesimarsi in questa gente e a riflettere su quanti privilegi abbiamo ad essere nati in questa parte del mondo piuttosto che a pochi chilometri di distanza. Soprattutto alcune persone anziane che hanno vissuto quei periodi potrebbero evitare di pronunciare frasi razziste sugli autobus, lamentandosi con gli altri passeggeri che danno loro man forte. Ma forse questo lo penserebbe e basta, e non si metterebbe neanche a spiegare che quella degli zingari che rubano i bambini è una leggenda, perché comunque è un moderato ed avrebbe paura di perdere un po' di voti.
Ma già con quell'inizio mi sarei ritenuto soddisfatto. Avrebbe poi detto che la Bossi-Fini è una legge assurda come il famoso Comma 22 perché prevede che per avere un lavoro bisogna avere il permesso di soggiorno ma per avere il permesso di soggiorno bisogna avere un lavoro. Il fine di questa legge, quindi, è di favorire la clandestinità in modo che le imprese possano disporre di una grande quantità di manodopera sottopagata, in nero, ricattabile (ti denuncio e vieni buttato fuori) e senza nessuna garanzia per il lavoratore immigrato. Con qualche minima nozione di diritto e di diritti individuali avrebbe facilmente concluso che i cosiddetti Centri di Permanenza Temporanea sono illegali, e lo sarebbero anche se le condizioni al loro interno non fossero tremende come invece sono e anche se la polizia tenesse a posto i manganelli. Questo perché non è possibile privare della libertà una persona che non ha commesso nessun reato (quello di esistere non può essere considerato reato) e comunque anche in caso di reato la custodia cautelare si applica quando c'è la possibilità di reiterazione (a questo punto Fini sbotterà che l'immigrato clandestino il reato di esistere lo continua a reiterare in continuazione, nonostante i tentativi della polizia di farlo desistere dall'esistere, ma la forbita eloquenza del mio eroe riuscirebbe a mostrare ai telespettatori che quel signore distinto è in realtà un manganellatore fascista). Notiamo che il nostro eroe moderato non ha invocato la rivolta nelle carceri o la rivoluzione internazionalista, e potrebbe facilmente spedire al mittente tutte le accuse di radical-anarco-insurrezionalismo, dicendo una cosa estremamente moderata cioè che in caso che l'immigrato commetta un reato, sarà trattato esattamente come i cittadini italiani cioè avrà un processo, un'eventuale condanna ed una pena. Tra le possibili pene non dovrebbe però essere contemplata quella capitale, realizzata rispedendo il clandestino in Libia dove viene caricato su dei camion diretti al sud e poi lasciato morire di sete nel deserto, come previsto dai famosi accordi bilaterali che tutti si preoccupano di rivendicare.
Le coppie di fatto Il mio eroe non si farebbe mettere in imbarazzo da questa domanda, anzi, prima preciserebbe che il signor Zapatero (e pronuncerebbe il nome correttamente, /θapa'teɾo/, con grande soddisfazione del pubblico degli studenti che hanno fatto l'Erasmus a Barcellona) non è un diablo anarquista ma un moderato social democratico che ha solo fatto una legge che ci si apsetterebbe in ogni stato civile e laico. A questo punto non si affannerebbe a ricordare che le coppie di fatto sono per l'80% eterosessuali, perché, dato che evidentemente è meglio essere frocio che fascista (molto meglio), considererebbe l'orientamento sessuale delle persone completamente ininfluente sul piano dei diritti, come d'altra parte è scritto nella Costituzione, nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e in migliaia di altri fogli che contengono dei buoni principi mai applicati.
Farebbe quindi notare che la religione con questa questione c'entra come il culo con le quarant'ore visto che gli omosessuali mica chiedono di sposarsi in chiesa... si tratterebbe invece di garantire un minimo di diritti a molti cittadini. Smascherando la retorica patriottica, avrebbe citato la triste storia della compagna di una delle vittime di Nassiriya (Stefano Rolla, l'unico civile, un regista) alla quale è stato malamente impedito di prendere parte alle commemorazioni ufficiali in quanto non era la moglie "regolare" (e forse perché il compagno non era un militare).
La guerra e la politica estera Alla domanda sull'Iraq, che non è neanche tanto immancabile visto che molte volte i giornalisti si dimenticano che siamo in guerra da tre anni, il mio eroe moderato eviterebbe di vantarsi dei 7000 soldati che il governo della sua parte, cinque anni fa, ha mandato in giro per il mondo e a bombardare la Serbia, eviterebbe di sottolineare i "progressi democratici" in Iraq, un paese in cui ogni giorno muoiono decine di persone (sono più di 30000 le vittime civili secondo Iraq Body Count), dove i militari americani si comportano come i nazisti organizzando rappresaglie contro intere famiglie, dove sono state usate armi di distruzione di massa, non quelle di Saddam che nessuno ha mai trovato ma quelle utilizzate a Fallujah. In questo contesto, direbbe il mio moderato senza paura di essere smentito, dare una qualche importanza alle elezioni o al governo fantoccio iracheno che non ha nessun controllo di un territorio dilaniato da una guerra ben lontana dalla conclusione, non ha alcun senso. La democrazia viene dopo, prima bisogna garantire la pace: in Italia nel 1944 si pensava ad organizzare le elezioni? si chiederebbe retoricamente il nostro eroe.
Se fosse poi solo per un attimo giusto un po' meno moderato troverebbe anche il tempo di dire che non basta che una guerra abbia l'approvazione dell'ONU per essere legittima, e che una guerra d'aggressione è sempre e comunque da condannare, come è scritto nella Costituzione e non nel Libretto Rosso di Mao accanto alla ricetta per bollire i bambini al fine di produrre fertilizzanti.
Ma vedo bene che in Italia di un politico del genere non esiste neanche l'ombra e, qualora provasse a presentarsi, sarebbe bollato come extraparlamentare terrorista anarchico insurrezionalista brigatista, mentre, ci tengo a sottolinearlo, il poveretto è un moderato di sinistra e democratico. Invece assistiamo a salotti televisivi in cui Fassino e Fini concordano amichevolmente su molte cose, anche se certo permangono delle differenze, ma - e in questo bisogna dare ragione alla vecchia volpe neofascista - assolutamente irrilevanti rispetto alle differenze tra il centro del centro sinistra (che io chiamerei piuttosto un centrodestra moderato, capeggiato dal democratico di destra Fassino) e la sinistra radicale (della quale il mio ipotetico politico moderato di sinistra è probabilmente molto più estremista).
E in tutto questo ho volutamente tralasciato le posizioni ultraclericali di una parte della Margherita e le posizioni ultraliberiste della Bonino & Co. Davvero solo la minaccia di un altro quinquennio di berlusconismo può rimanere una debole ragione per recarsi l'8 aprile a mettere una crocettina e avvallare quello che le segreterie di partito hanno deciso, grazie a questa porcata di legge elettorale, come l'ha definita il suo stesso ideatore. Una legge grazie alla quale neanche si può scegliere con una preferenza di dare il voto a qualcuno che assomigli solo vagamente al moderato di sinistra e democratico che ho fin qui tratteggiato.
Siamo messi male, anzi malissimo. Però non siate preoccupati, più in basso di così c'è solo da scavare. E un consiglio: spegnete la televisione, così vi resterà più facile recarvi alle urne.
Nessun commento:
Posta un commento