... che poi ti dicono, non è mica male la vita del camionista, in confronto a tante altre, in fondo giri per il mondo vedi tanti posti poi stai lì nella cabina di guida e domini la strada, dall'alto ed è anche divertente guidare questi bestioni, sono Mercedes... ja, MerZedes, roba tetesca, mica FIAT, mica Iveco, capito? questi tedeschi quando vado a portare un carico in Germania o in Svizzera a volte cercano di parlarmi in inglese ma io glielo dico, guarda, è già tanto che so l'italiano... ormai ci vivo da dieci anni a Torino, parlo pure un po' di dialetto, ma coglioni come i torinesi proprio non se ne trovano, è che hanno sempre una fretta, una fretta... quando sono andato a Capua, ma anche in Lombardia o in Veneto, appena arrivi ti fanno "beh ci pigliamo nu bello caffé e poi scarichiamo" invece i torinesi, loro no, devono sempre fare in fretta, in fretta e tanto poi a fare tutto sempre di corsa il lavoro viene male, ma che ci vuoi fare sono coglioni, sun piemunteis... dev'essere l'acqua del Po che gli dà alla testa... fai conto che a Firenze, ora dico una coglionata, sono specializzati a fare i sedili delle macchine, ecco, ora c'è la crisi dell'auto faranno qualcos'altro, faranno vasche da bagno, armadi, frigoriferi, letti... no a Torino solo le macchine sanno fare... c'è gente che è stata alla FIAT trent'anni e per trent'anni è stata lì a montare la ruota di scorta, ci pensi, per trent'anni non ha fatto altro che montare la ruota di scorta, e poi non sa piantare un chiodo e se ha bisogno di fare qualcosa in casa deve chiamare per forza qualcuno che lo sappia fare... poi i miei amici me lo dicono sempre, ma vieni via, vieni a Firenze, vieni in Toscana, lo sai che vicino a Arezzo c'è un paese dove, su 100, 90 sono rumeni e 10 sono italiani? e tutti hanno trovato da fare... sì ma come fai, non puoi mica lasciare il lavoro da un giorno all'altro e allora avanti e indietro, su questo camion, Mercedes, sehr gut Mercedes, quando glielo dico i tedeschi sorridono sempre, comunque qualche parola in inglese gliela so dire, tipo "where is the forklift?", quando arriverà questo cazzo di muletto, ma dove lo vanno a prendere, a Brescia?
Alle undici e un quarto ci sono arrivato, lì al CERN, solo quattro ore e mezzo da Torino, passando il tunnel del Bianco... il giorno prima ero arrivato a casa la sera e non ho neanche visto mia moglie che aveva il turno di notte, guarda te, lei a fare l'infermiera di notte mentre io ero via tutto il giorno, e speriamo almeno stasera di arrivare a casa prima di cena, che lei alle otto deve andare a lavorare e anche noi siamo camionisti ma siamo persone, mica animali, e ci piace la sera tornare a casa e farsi una doccia e cenare e fare l'amore e dormire in un letto vero, sì perché in questo camion ci si può anche dormire... il capo mica ti può pagare l'albergo, ma non è mica vita questa, c'è gente che sta anche venti giorni su trenta via di casa, sempre in giro, sì poi è vero pagano anche bene ma insomma a me la sera piace tornare a casa: andare a Vicenza ad Alessandria, anche Milano... ma poi la sera tornare a casa. Che poi sembra facile, no? ti dicono, che ci vuole a fare il camionista, prendi e vai... ma vorrei vedere loro a fare il Monviso quando nevica, oppure quando ti danno il nome di una via che magari è lunga da qui a lì, dico la via, non il nome, anche se certe vie tedesche hanno il nome che è più lungo della strada, tipo Burgermeister-Keller-Strasse 26, Monaco di Baviera: non lo sai mica dov'è allora chiedi una, due, venti volte alla fine la trovi, ma poi in che lingua glielo chiedi? mica posso sapere il francese e poi il tedesco e poi l'inglese e lo sloveno e il croato e lo spagnolo e l'ungherese... ma sono un camionista rumeno non sono mica Riccardo Venturi... (va bene, d'accordo, forse questo non l'ha pensato, ma lasciate qualche libertà al narratore).
Insomma il capo mi fa, appena tornato dalla Germania, guarda, domani devi ripartire perchè questo carico dall'Istituto di Fisica deve arrivare assolutamente al CERN prima dell'una. Eh... che ci vuole, ci sono arrivato alle undici e un quarto, più preciso di un orologio svizzero, anzi in largo anticipo infatti mi hanno fatto aspettare fino alle due prima di scaricare, perchè il muletto sulla neve scivolava e io glielo avevo detto, guarda non ce la fai con il muletto qui sulla neve e loro, no, no, tranquillo, e infatti non c'è riuscito e siamo dovuti andare dove non c'era la neve... poi il tedesco mi dice, ma sì anche se arrivavano domani era uguale, ma allora... che poi non ho mica capito cos'era questa roba che trasportavo, mi hanno detto che costava un milione di euro ma non so mica se è vero... io gli ho anche risposto, scherzando, ah allora la rubo, ma tanto chi la vuole, serve solo lì, al massimo la rivendevo come ferro vecchio magari ci prendevo cento euro, non era neanche tanto pesante, solo 2000 chili, infatti si andava benissimo, anche in salita... che poi mi hanno detto che là sotto, robe da pazzi, c'è una caverna enorme di 27 km che poi mi hanno spiegato meglio, che non è una caverna tutta vuota di 27 km che se no eravamo già sprofondati tutti, no, è solo un tunnel, ma insomma... cento metri là sotto, ma poi chi lo sa cosa c'è in realtà sottoterra, non lo sa mica nessuno, anche a Torino ogni tanto scoprono una galleria segreta nuova, che non so quale re aveva sbucherellato tutta la città, dice che ce n'è una che arriva fino alla chiesa quella in alto... non voglio dire una coglionata ma saranno dieci chilometri, è quasi come quello di Ginevra, poi anche dentro un ponte sul Po, non hanno trovato una galleria? poi mi hano detto che questi aggeggi che trasportavo, tutti imballati nel polistirolo, servono per l'alimentazione elettrica, per la corrente, di non so bene che cosa, e, pensa, magari c'è qualcuno che deve passare dei mesi lì in ufficio davanti al computer a cliccare su un bottoncino, accenditi, spegniti, mah... non so, io anche quando vedo le segretarie da noi alla ditta, sempre lì chiuse in ufficio... non fa per me, no, no... in fondo hanno ragione: non è poi male la vita del camionista!
01 dicembre 2005
Pensieri di un camionista rumeno al ritorno dal CERN
Tutto quello che segue è una libera rielaborazione, in linea di massima abbastanza fedele, di una chiacchierata con il suddetto giovane camionista, che ha portato un carico di Power Supply Unit da Torino al sito del CERN di Prévessin. Naturalmente mi scuseranno gli amici torinesi così maltrattati, d'altra parte non sono pensieri miei...
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