Il crimine è subito catalogato come "di chiaro stampo satanico", in un delitto tanto efferato il diavolo non può certo essere estraneo. Passa meno di un mese e i giornali annunciano che i colpevoli sono stati individuati.
Damien Echols, un diciottenne appassionato di heavy metal, è accusato di essere il capo del gruppo di assassini. Sarebbe stato incastrato dalla confessione del suo "compagno di merende", Jessie Misskelley, diciassette anni e - detto in modo poco politically correct - minorato mentale. La cronaca riporta anche l'IQ (quoziente intellettivo) del poveraccio, 72: solo 19 punti meno di quello del presidente George W. Bush.
La confessione di Jessie, che alla fine della giornata ritratterà tutto (ma è troppo tardi), viene registrata dagli investigatori su audiocassetta. Dichiara di aver fatto da spettatore mentre l'altro uccideva i tre bambini con l'aiuto di un tale Jason Beldwin. Pare che gli sceriffi si premurassero di premere il tasto STOP ogni volta che passavano alle maniere forti. Dodici ore di interrogatorio, quarantasei minuti di registrazione.
Il 19 maggio 1994 Damien è condannato alla pena capitale, gli altri due al carcere a vita.
Alcuni anni dopo due registi indipendenti, accorsi sul posto per girare un film su un crimine che aveva scosso l'intera opinione pubblica statunitense, fanno alcune indagini sul campo. In poco tempo diventano strenui difensori dell'innocenza dei West Memphis Three, come vengono chiamati, e girano un documentario, Paradise Lost: The Child Murders at Robin Hood Hills, che riporta il caso all'attenzione generale sollevando dubbi inquietanti. Vari cantanti (non solo metal) cominciano ad indossare durante i concerti magliette che proclamano "Free The West Mepmhis 3", tra loro Queen Of The Stone Age, Nashville Pussy, Slipknot, Metallica, Black Flag, Joe Strummer, Eddie Vedder dei Pearl Jam. Al caso viene dedicato un sito che segue la vicenda giudiziaria.
Nel braccio della morte Damien Echols scrive poesie:
Ragazzine adolescentiDopo tredici anni di prigione, Damien ha coronato un piccolo sogno: è coautore di un testo di una canzone dell'ultimo album dei Pearl Jam, una canzone contro la guerra che si intitola Army Reserve. Andando a cercare chi diavolo fosse questo D. Echols che firmava il testo insieme a Eddie Vedder, ho scoperto oggi la sua storia. Credo che avrebbe preferito rimanere un oscuro e generico metallaro dell'Arkansas. Magari adesso ascolterebbe Bon Jovi.
senza esperienza della vita
e ragazzini che
si fanno chiamare punk
sono sulla mia radio
a cantare di
quanto dolore hanno sopportato
e quanto dure
sono le loro vite
2 commenti:
e' proprio vero, purtroppo quanto dici l'ho sperimentato sulla mia pelle, naturalmente non in maniera cosi' disastrosa.Abitando in un piccolo centro circolano brutte voci sul mio conto e su quello dei miei amici,che sono molto seri oltre che straordinariamente educati ed acculturati. Capelloni e dunque etichettati come satanisti dal gruppo delle ''amiche di nonna'',signore che non hanno mai sentito nominare Shakespeare perche' troppo occupate a sparlare dei vicini; gente ignorante che si permette di rovinare la vita alle persone solo perche' non ha la voglia di aprire gli occhi.
Cio' che e' successo a Echols succede ogni giorno a un numero infinito di persone ; c'e' chi come lui perde la vita,ci sono altri che perdono degli affetti,altri ancora che perdono la possibilita' di esprimere cio' che c'e' di buono nel loro stile di vita. Perche' la sensibilita' di un metallaro,ma non soltanto, anche di un raver, di un avvocato solo, di una persona handicappata, verra' quasi sempre ignorata a favore di un passatempo spesso brutale.
Mamma mia che schifo...
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