Marco Valdo M.I. è una creatura letteraria, un eteronimo, ma anche una persona vera che, da quando è comparsa sul nostro sito di canzoni contro la guerra lo ha arricchito con numerosissime traduzioni francesi e bellissimi commenti. Spesso gli capita di dialogare con Lucien Lane, Lucien l'asino, che è a sua volta un eteronimo di Marco Valdo M.I. Queste sono le parole con cui hanno salutato uno dei più grandi scrittori dell'ultimo mezzo secolo. Non ne potevo trovare di migliori, mi sono limitato a tradurle.
Oh! Lucien l'âne, il mio amico equino, l'ungulato severo e sorridente allo stesso tempo, ti ricordi del Portogallo, dell'alentejano, della torre lassù a Lisbona, del dio monco, dei ciechi, del vasaio, di quel popolo finalmente lucido che non voleva votare, di quella scrittura sorprendente e meravigliosa e dell'uomo che la scriveva... Ti ricordi del tempo dei garofani? Per dirla tutta, ti ricordi di José e di quella volta che l'hai portato sul dorso per condurlo a Lisbona un giorno di rivoluzione, tu che hai portato tanta gente nel corso dei secoli... Di quel José che fu falegname e fabbro, di quel José che, manovale intellettuale, anche lui, rivoluzionò la punteggiatura dei romanzi... José che ci insegnò gli eteronimi, José, l'ultimo evangelista e senza dubbio il più vero.
Eccome che me ne ricordo... Era un tempo irragionevole, i carri armati si fermavano ai semafori rossi, i fiori spuntavano dai fucili, il popolo era in festa e i soldati pacifisti. Un gran momento, credimi. E lui, l'evangelista, era come tutti gli altri: felice. Mi ricordo anche che hai scritto una canzone, e le hai dato il titolo di un suo romanzo, "L'assedio di Lisbona". Mi ricordo...
Ebbene, José l'evangelista ci ha appena lasciati. Non scriverà più.
Cosa? Come? Quando? Proprio adesso, oggi... che terrore mi prende d'un tratto... Sto tremando, sono completamente sconvolto.
Ah, Lucien, il mio amico asino, riprenditi, per quanto triste la cosa era inevitabile, come lo sarà per noi. Il gioco delle ombre è finito, il filosofo ha lasciato la caverna. La morte, vecchia compagna, eroina d'uno dei suoi ultimi romanzi non gli ha indirizzato nessuna lettera di colore viola, è venuta direttamente a parlargli d'amore. Gli ha detto, come allo Zio Archibald di Georges Brassens: « È da tanto tempo che ti amo, e il nostro bello sposalizio era previsto fin dal giorno che ti han battezzato. Se ti stendi fra le mie braccia allora la vita ti sembrerà più facile, sarai fuori della portata dei cani, dei lupi, degli uomini e degli imbecilli.». È tutto quello che gli auguriamo.
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