Ieri don Alessandro Santoro, prete delle Piagge, sollevato dal vescovo per aver unito in matrimonio Sandra e Fortunato ha celebrato la sua ultima messa al centro sociale di via Lombardia.
Cita più volte questa canzone, don Alessandro Santoro. Ancora cantiamo, ancora sogniamo, ancora resistiamo, ancora andiamo avanti. Il peccato peggiore, dice, è quello di aggettivare le persone, di etichettarle. Quello è omosessuale, quello è transessuale, povero, quello è rom, straniero, immigrato, musulmano, diverso. Mentre nella sua esperienza, da quando quindici anni fa esatti arrivò in punta di piedi alla comunità delle Piagge, Alessandro ha incontrato molte persone, ognuna con una sua storia, un suo percorso, le sue battute d'arresto e la sua capacità di rialzarsi. Quelle persone che il vescovo Betori si è rifiutato di incontrare, sia prima che dopo questa decisione così platealmente ingiusta, presa dalle stanze dorate di un bel palazzo fiorentino. E quelle parole del Vangelo, lette ogni domenica in cattedrali, chiese e chiesette, suonavano infinitamente più vere in quel prato davanti ad una"baracca", interrotte dal frastuono degli aerei che atterrano, ascoltate da tantissime persone vere, variopinte e commosse.
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