25 novembre 2008

Il test della Fondue

fondue
"L'assimilazione di uno straniero può dirsi riuscita quando il soggetto ha passato abbastanza tempo nel nostro paese senza essere notato". Questa è una delle battute iniziali di Die Schweizermacher (Les Faiseurs de Suisses), uno dei film di più grande successo al botteghino svizzero. Uscito nel 1978, è stato superato nella classifica dei film più visti in Svizzera solo nel 1997... da Titanic.

Il film, che vorrebbe essere ironico, ma risulta per lo più fondamentalmente razzista, racconta delle prove a cui devono sottostare gli stranieri che aspirano a ottenere la cittadinanza del "paese più bello, più pulito e più ricco del mondo". La procedura di naturalizzazione ancora oggi prevede una vera e propria inchiesta da parte delle autorità federali e cantonali, per assicurarsi che il candidato soddisfi le condizioni previste, cioè di essere integrato nella società svizzera, non compromettere la sicurezza del Paese e soprattutto di avere familiarità con il modo di vita, gli usi e i costumi sociali.

In alcuni piccoli cantoni di montagna, come ad esempio l'Appenzell Innerrhoden, ma anche nella civilissima Friburgo, quest'ultimo punto si risolve nel temibile test della fondue. Il candidato deve dimostrare di avere familiarità con questo pilastro della cultura svizzera, cioè con le... radici casearie della cultura elvetica. I tutori della legge e della pubblica moralità sono tenuti a riempire un formulario e annotare scrupolosamente le debolezze dell'esaminato, ad esempio:
  • Se il pezzo di pane viene perduto nel formaggio, la cittadinanza non viene concessa e bisogna aspettare quattro anni per presentare una nuova domanda.
  • Se per intingere il pane nel formaggio l'avventato candidato fa un movimento simile a quello di arrotolare gli spaghetti, viene bollato senza pietà come italiano e la richiesta viene inesorabilmente respinta.
  • Se al momento di estrarre il pane dalla zuppa di formaggio si producono degli spiacevoli filamenti e l'esaminato non è prontissimo a recidere sul nascere con un colpo secco il suddetto filamento, egli risulterà evidentemente incapace di adattarsi alla società elvetica e dovrà seguire un corso di rieducazione presso i ristoranti del cantone.
Si passa quindi alla prova di degustazione, in cui il candidato deve dimostrare di apprezzare la differenza tra la fondue vaudoise (100% gruyere) e la Moitié-Moitié (50% gruyere e 50% vacherine), tra la Jurassienne (100% Comté) e la Suisse centrale (1/3 Gruyère, 1/3 Emmental et 1/3 Sbrinz). Anche sapere che cavolo sia lo Sbrinz è un buon punto a favore.

Infine se il candidato dimostra di aver gradito la fondue e ha saputo apprezzarne la varietà, si passa alla prova finale che consiste nel sopportare un intero giornale radio svizzero senza commentare il fatto che dalla prima all'ultima notizia si parli esclusivamente di soldi.

Se anche quest'ultima prova è superata ed il candidato è accettato e naturalizzato dovrà presentarsi alla comunità davanti all'assemblea comunale ed infine otterrà gli invidiabili privilegi di ogni cittadino svizzero, come ad esempio l'obbligo di prestare servizio nell'esercito per cinque settimane all'anno. En guete mitenand!

2 commenti:

Pierangelo ha detto...

Visto dal punto di vista dell'immigrato, mi rievoca Pane e ciocciolata con Nino Manfredi, ma anche l'inganno della cadrega di Aldo Giovanni e Giacomo.

Letizia ha detto...

Maso, facciamoci del male!